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Covid, Associazioni: le vaccinazioni per i malati devono essere prioritarie

Francesca Lelli di Francesca Lelli
8 Marzo 2021
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Roma. Le vaccinazioni per i malati reumatologici, immunologici e rari “siano prioritarie”. A chiederlo è il Coordinamento delle Associazioni di questi pazienti, sottolineando come al momento non ci sia una “chiara organizzazione sulle immunizzazioni”.

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“Siamo preoccupati”, affermano le organizzazioni di malati, “per la disomogeneità e poca conoscenza delle nostre patologie”. La richiesta contenuta in una lettera del Coordinamento di Associazioni di pazienti affetti da patologie reumatologiche, immunologiche e rare: Silvia Tonolo e Maddalena Pelagalli come coordinatrici hanno inviato la missiva, tra gli altri, al ministro della Salute Roberto Speranza, al presidente della Conferenza Stato Regioni Stefano Bonaccini, al Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19 Francesco Paolo Figliuolo, al presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi.

I pazienti reumatologici esprimono forte preoccupazione perché non vedono al momento una chiara organizzazione in merito alla vaccinazione anti Sars-Cov-2. Inoltre molte strutture sanitarie di reumatologia sono state chiuse a causa dell’emergenza Covid, e il riferimento per molti pazienti è il medico di medicina generale. “La nostra preoccupazione è legata proprio alla disomogeneità, alla poca conoscenza delle nostre patologie e soprattutto perché secondo le linee guida nazionali sulla vaccinazione a cui fanno riferimento le regioni, i pazienti che rappresentiamo dovrebbero essere inseriti dopo gli over 80, nella II fase, tra le persone estremamente vulnerabili”, si legge sempre nella lettera, “chiediamo più trasparenza e chiarezza su questi punti, le nostre patologie hanno dei codici di esenzione, che spesso vengono sostituiti da un’esenzione totale o esenzione per reddito e non viene riconosciuta la patologia principale, quindi si rischia lo slittamento della vaccinazione”.

“Considerando anche che molti pazienti sono pediatrici chiediamo di inserire nella fase II di vaccinazione i genitori e caregiver”, prosegue la lettera, “i tempi non certi e la mancanza di comunicazione univoca, stanno creando ansia e stress. Molti pazienti, inoltre, pur con gravi difficoltà, svolgono una vita lavorativa attiva e l’arrivo dei vaccini anti-Covid-19 ha aperto una strada di speranza per tutti e, in particolar modo, per chi sconta una condizione di salute compromessa”.

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