Pescara. “L’avvio della campagna vaccinale fuori da ospedali e RSA ha determinato una frenata sul fronte delle somministrazioni, con quasi 2 milioni di dosi consegnate, pari al 30%, che sono ancora inutilizzate”.
A evidenziarlo è il monitoraggio indipendente condotto dalla Fondazione Gimbe.
Si rilevano inoltre rilevanti differenze tra i diversi vaccini: mentre le somministrazioni di Pfizer si attestano all’89% delle dosi consegnate, quelle di Moderna e AstraZeneca stanno procedendo più lentamente.
Tuttavia, se il 29,1% di Moderna è condizionato dal ribasso della metà delle dosi della recente consegna, per AstraZeneca le somministrazioni si attestano al 26,9%, spia di problemi organizzativi nella vaccinazione di massa, “anche se non si possono escludere possibili rinunce selettive a questo vaccino o ritardi nella rendicontazione dei dati”, sottolinea Gimbe.
“Peraltro a differenza dei vaccini di Pfizer e Moderna – spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – per i quali, visti i ritardi nelle forniture, è prudente mettere da parte le per il richiamo previsto rispettivamente a 3 e 4 settimane, per AstraZeneca è possibile somministrare la seconda dose sino a 12 settimane: non esiste quindi alcuna ragione per accantonare le dosi, ma bisogna invece velocizzare le somministrazioni”.
Infine, rispetto alla protezione dei più fragili, degli oltre 4,4 milioni di over 80, 762.271 (17,2%) hanno ricevuto solo la prima dose di vaccino e solo 149.620 (3,4%) hanno completato il ciclo vaccinale, anche qui con rilevanti differenze regionali.