Guardiagrele. Il consiglio comunale ha respinto la proposta del consigliere Gianna Di Crescenzo di conferire la cittadinanza onoraria di Guardiagrele a Patrick Zaki, il giovane ventisettenne ricercatore dell’università di Bologna detenuto in Egitto dal 7 febbraio del 2020.
“Patrick Zaki oggi è un uomo che incarna il disconoscimento e la repressione violenta di quei diritti inviolabili della persona che costituiscono, per la nostra Costituzione, gli ‘elementi identificativi e irrinunciabili dell’ordinamento costituzionale’. È anche il simbolo di tutti coloro che nel mondo, lottando per la salvaguardia dei diritti civili delle minoranze etniche, religiose e di genere pagano pesantemente, e spesso con la vita, l’ardire di aver espresso le proprie opinioni”. Questo è quanto dichiara il consigliere nel comunicato stampa che comunica la notizia del rifiuto della sua proposta.
“Sarebbe stato”, continua il comunicato, “un gesto di enorme significato simbolico per una cittadina che ha sempre proclamato, fatto suoi e considerati imprescindibili, in tutte le loro espressioni, i valori umani di solidarietà, legalità e difesa delle libertà”.
“Aderire all’iniziativa “100 città per Patrick Zaki”, promossa con grande senso civico dall’associazione no-profit GoFair di giovani studenti italiani, sarebbe stata nei fatti un’azione coraggiosa di riaffermazione convinta dell’universalità dei principi supremi di tutela della vita e delle libertà personali; un’azione certamente piccola e non risolutiva ma sicuramente dal forte significato solidaristico e umanitario. Risiede in questo il valore del conferimento della cittadinanza onoraria”.
“La vicenda di Zaki, proprio perché ‘vittima’ di un regime dittatoriale, in quest’ottica è una questione di umanità e ha forti ripercussioni sul modo di concepire il mondo intero. Non avrebbero dovuto avere, dunque, alcuna importanza i suoi inesistenti legami con Guardiagrele, così come non ne ha avuti con le altre 40 città italiane di cui, a oggi, è cittadino onorario”.
“Avremmo voluto che si fossero responsabilmente acquisiti elementi di conoscenza sufficienti sia sulla vicenda che sulle iniziative di cittadinanza attiva messe in atto a livello nazionale e che si fosse riaffermato, con un gesto onorabile, di essere una comunità davvero accogliente e solidale.
Avremmo voluto che si riconoscesse come l’adesione all’iniziativa, seppur simbolica, nel suo piccolo sarebbe stata utile a sensibilizzare, insieme a tutte le altre città, le istituzioni internazionali e nazionali e che avrebbe avuto una tale forza civica da indurre il governo italiano a prendere quella posizione diplomatica decisa e risolutiva, che è mancata nel caso di Giulio Regeni”
“La cittadinanza onoraria”, conclude il comunicato, “doveva essere intesa come uno strumento per contribuire alle pressioni internazionali sul governo egiziano per il rilascio del giovane ricercatore, perché, come dicono i giovani di GoFair: ‘Possono ignorare qualche voce sola nel vento, ma non potranno ignorare il frastuono di 100 città con Patrick'”.