L’Aquila. La provincia autonoma di Bolzano, l’Umbria e la Valle d’Aosta stanno registrando un aumento marcato dei ricoveri nelle unità di terapia intensiva da almeno due settimane, seguite da Abruzzo e Puglia, mentre in Emilia Romagna, Sardegna, Sicilia e Veneto c’è una tendenza alla diminuzione. E’ quanto emerge dall’analisi delle curve del numero di pazienti Covid-19 nei reparti di terapia intensiva nelle regioni e nelle province autonome condotta dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). “L’analisi – osserva – indica un’eterogeneità dei trend rilevati nelle regioni e province autonome”.
Accanto alle cinque regioni che mostrano segnali di aumento e alle quattro nelle quali i ricoveri in terapia intensiva si stanno riducendo, ci sono regioni in cui la curva tende ad appiattirsi, come Lombardia e Piemonte; in Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Liguria si osserva invece una stasi. Tra le regioni in cui aumentano i ricoveri, Puglia e Abruzzo mostrano rispettivamente un aumento in dieci giorni del 5% e dell’11%, mentre la percentuale sale in modo significativo nella provincia autonoma di Bolzano (32%), Umbria (37%) e Valle d’Aosta (74%).
“La differenza tra i due gruppi – rileva Sebastiani – è molto probabilmente legata alla differenza nella popolazione, molto più bassa nel secondo gruppo”. Per il matematico “sarebbe interessante conoscere l’eventuale influenza della circolazione delle varianti del virus finora scoperte sul trend in aumento riscontrato in questi cinque casi”. I dati indicano inoltre che “è importante mantenere al minimo livello possibile i flussi di persone in uscita ed entrata tra le regioni-province autonome”.
Sia dove sta risalendo la curva dei ricoveri in terapia intensiva, sia dove aumenta la percentuale dei positivi sui tamponi molecolari, come Campania e Toscana. “Sarebbe auspicabile – secondo l’esperto -mettere in atto dei mini-lockdown di dieci giorni, eventualmente ripetuti dopo un periodo adeguato, per esempio un mese, allo scopo di riprendere il controllo del tracciamento dei casi positivi. Quest’ultima condizione ci permetterebbe, su un periodo lungo, di diminuire la percentuale di tempo con misure ‘più restrittive’ e conseguenti effetti positivi dal punto di vista sociale ed economico”.