Pescara. Si chiama “Fai il vaccino” la campagna di sensibilizzazione avviata dalla Fai, federazione agroalimentare e ambientale della Cisl. Ad annunciarla, il segretario generale Onofrio Rota durante
un webinar sulla salute e sicurezza nel lavoro trasmesso sulla pagina Facebook del sindacato.
“Dopo le persone più fragili e le categorie più colpite”, ha detto il sindacalista, “è prioritario che si passi a vaccinare le lavoratrici e i lavoratori agroalimentari, che dall’inizio della pandemia hanno continuato a svolgere il proprio lavoro con dedizione e impegno, garantendo la tenuta produttiva delle filiere del cibo. Il nostro è anche un invito a dare ascolto alla scienza e a seguire le indicazioni delle strutture sanitarie, con l’obiettivo di proteggere la salute di tutti e uscire al più presto dalla crisi sanitaria”.
“I protocolli di marzo e aprile”, ha spiegato durante il webinar il segretario nazionale Mohamed Saady, annunciando la nascita del Coordinamento Salute e Sicurezza della Fai Cisl, “hanno avuto un ruolo determinante nel salvaguardare la salute dei lavoratori in una situazione di emergenza, ora vanno implementate le attività di controllo, prevenzione, informazione e formazione: serve un vero cambiamento culturale verso il rafforzamento della partecipazione dei lavoratori”.
“I protocolli”, ha concordato Cinzia Frascheri, responsabile nazionale sicurezza e salute della Cisl, “sono stati frutto di un’intesa importante tra le rappresentanze, un’eredità da non limitare al solo periodo emergenziale perché ha colto la necessità di radicare il modello partecipativo in tutte le imprese, vera leva per creare un concreto circolo della prevenzione, superando vecchie contrapposizioni tra rappresentanti dei lavoratori e dell’impresa e valorizzando i diversi ruoli”.
Durante il webinar, sono intervenuti anche lavoratori di imprese agricole e alimentari, che hanno messo in evidenza le diverse esperienze vissute sul territorio nei molteplici contesti aziendali. Gli ultimi dati Inail, è emerso durante l’incontro, affermano che le infezioni da Covid19 di origine professionale sono state oltre 131 mila dall’inizio della pandemia, il 6,2% dei contagiati nazionali totali. Tra questi, i casi mortali sono stati 423. Quasi otto decessi su 10, il 79%, sono avvenuti nel trimestre marzomaggio, contro il 18% del trimestre ottobre-dicembre. I casi mortali riguardano soprattutto gli uomini (83,2%) e le fasce di età 50-64 anni (70,2%) e oltre i 64 anni (19,9%). I lavoratori più colpiti appartengono a sanità e assistenza sociale, con quasi il 70% delle denunce e un quarto dei decessi, seguiti da quelli dei servizi alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), del manifatturiero (tra i quali anche gli addetti dell’industria alimentare), delle attività di alloggio e ristorazione, del commercio, trasporto e magazzinaggio, mentre l’agricoltura è tra i settori meno colpiti.
Anche se, ha specificato Mohamed Saady, “è un settore che continua a scontare un aumento di incidenti mortali (+15% nel 2019) e sacche di lavoro irregolare e caporalato, nonché rischi legati all’utilizzo di agenti chimici o macchinari, motivo per cui vanno implementati tutti gli strumenti
possibili di monitoraggio e prevenzione”.