L’Aquila. I dati relativi ai test antigenici rapidi e molecolari che dal 15 gennaio sono pubblicati sul bollettino quotidiano di ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità vanno considerati separatamente nel calcolo statistico poiché i due tipi di dati non sono confrontabili: lo rileva il matematico
Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). I dati del 15 gennaio mostrano che “includendo anche i tamponi analizzati con test rapidi
antigenici, il numero complessivo dei tamponi aumenta del 75% rispetto a quello dei soli test molecolari”, osserva Sebastiani.
Per lo stesso giorno, “la percentuale dei positivi sui tamponi, usata comunemente per monitorare il livello di diffusione dell’epidemia crolla dal 9.9%, valore medio nei tre giorni precedenti, a 5.9%, cosa simile avviene il 16. Questo – rileva il matematico – non sarebbe un problema se le percentuali relative ai due casi fossero confrontabili. Invece, la percentuale di positivi è 9.7% per i test molecolari e 0.81% per quelli rapidi antigenici, con una differenza statisticamente significativa”. Ciò significa che “a livello matematico, il numeratore della percentuale di positivi unendo i due tipi di tamponi aumenta percentualmente molto meno del denominatore e questo diminuisce la sensibilità di questo indicatore”. Sarebbe quindi opportuno, secondo Sebastiani, “utilizzare separatamente le due percentuali di positivi”. Questa esigenza diventa ancora più chiara analizzando la situazione a livello regionale. Secondo l’analisi del matematico “dieci regioni (Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Liguria, Molise, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto) hanno effettuato un totale di 68.341 test antigenici rapidi senza rilevare nemmeno un positivo”. Un risultato che, con quello analogo relativo a tutte le regioni-province autonome, “si può spiegare con un diverso tipo di soggetti esaminati con test rapidi antigenici rispetto a quelli relativi ai molecolari, assieme a un’alta percentuale di falsi negativi per i test antigenici rapidi. E’ bene usare i test rapidi, ma in questo modo si rischia uno spreco di risorse”.