Sono almeno cento volte più sensibili dei test antigenici rapidi, hanno un prezzo stimato intorno a 50 euro, danno la risposta in 15 minuti, ma non ci sono ancora dati sul riconoscimento delle nuovi varianti del virus SarsCoV2: i test rapidi di terza generazione che, secondo quanto prevede il ministero della Salute, sono destinati ad avere un ruolo di primo piano nel controllo della diffusione dei casi di Covid-19, hanno anche dei limiti che, secondo il virologo Francesco Broccolo, è opportuno conoscere da subito.
“I vecchi test antigenici a immunodiffusione laterale hanno una sensibilità mille volte inferiore rispetto al tampone molecolare, mentre i test di terza generazione hanno sensibilità di poco inferiore, circa 5-10 volte, rispetto a quella del tampone”, osserva Broccolo. I primi rilevano infatti “solo un’alta carica virale, che corrisponde a quella dei cosiddetti superdiffusori del virus e hanno la necessità di una conferma, sia in caso di risultato positivo che negativo. Non si tratta, quindi, di test diagnostici”.
E’ diverso il caso dei test di terza generazione: “sono test a immunofluorescenza con lettura in microfluidica. Sebbene abbiano una sensibilità circa dieci volte inferiore rispetto a quella dei test molecolari, sono comunque test diagnostici”, osserva l’esperto. Il costo stimato al pubblico è di circa 50 euro, contro i 35 euro dei vecchi test rapidi e anche questi richiedono il prelievo fatto con il tampone. Una volta fatto il prelievo naso faringeo, il campione viene posto su una sorta di microchip che a sua volta viene inserito in un piccolo dispositivo portatile: un vero e proprio laboratorio mobile che dà il risultato in 15 minuti.