L’Aquila. Coronavirus, sono cinque le regioni ancora nel pieno della seconda ondata, dieci quelle con un’epidemia in fase discendente (con diverse velocità), mentre sei hanno sostanzialmente superato la seconda ondata: lo indicano i calcoli del fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento. Secondo Battiston, l’Abruzzo è attualmente nella fase discendente della seconda ondata.
L’analisi confronta il numero degli infetti in atto, sia rispetto al picco del 27 novembre sia rispetto al 29 settembre. Nel primo caso, a livello nazionale, si registra un calo del 28%, da 805.000 agli attuali 577.000, mentre rispetto ai circa 50.000 casi del 29 settembre il numero di infetti in atto è oggi ancora 11,5 volte più alto.
Veneto, Sardegna, Puglia, Marche e Trentino non hanno ancora raggiunto il massimo o non stanno ancora scendendo in modo significativo, mentre la Basilicata registra una riduzione solo del 6%. In queste regioni, ancora nel pieno della seconda ondata epidemica, il numero degli infetti in atto è aumentato, rispetto a fine settembre, dalle 8,6 volte della Sardegna alle 25 volte del Veneto. Quest’ultima regione risultava gialla, come la Sardegna e il Trentino, secondo le indicazioni contenute nell’ordinanza del 6 novembre; Puglia, Marche e Basilicata erano invece arancio.
Sono nella fase discendente della seconda ondata, sia pure con diverse velocità, dieci regioni, dalla Campania e l’Emilia Romagna alla Calabria, che rispetto al 27 novembre hanno registrato un calo che va dal 9% della provincia autonoma di Bolzano al 37% dell’Abruzzo, e con un aumento del numero di infetti in atto rispetto al 29 settembre che va dalle 10,5 volte del Lazio alle 19,4 volte della provincia autonoma di Bolzano.
Hanno infine sostanzialmente superato la seconda ondata Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta, con una riduzione dei casi dal picco che va dal 62% del Piemonte al 68% di Liguria, Lombardia e Umbria; rispetto al 29 settembre ci sono comunque 2,8 volte più casi in Toscana fino a 7,4 volte più casi in Umbria.
Inoltre, secondo i calcoli del fisico Battiston, oggi in Italia l’indice Rt è pari 0,99, un risultato simile a quello fornito dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). “L’individuazione delle zone rosse, gialle e arancioni parte dal valore dell’indice Rt, ma non considera il grado di sviluppo dell’epidemia sul territorio” osserva Battiston. “Va invece inclusa nella valutazione la quantità dei casi positivi nella regione perché sono i due valori insieme che determinano quanto rapidamente può ripartire l’epidemia, con il rischio di saturare il sistema sanitario territoriale”.