Niente botti nella notte di Capodanno, tentando magari di aggirare le regole: per preservare se stessi da potenziali rischi e problematiche anche gravi, completamente prevenibili, e per non sovraccaricare gli ospedali e nello specifico i pronto soccorso, già in difficoltà per l’emergenza Covid. È un appello per una notte di San Silvestro all’insegna della massima prudenza quello che arriva dal professor Francesco Franceschi, responsabile di medicina d’urgenza e pronto soccorso del Policlinico Gemelli Irccs e past president Simeu (Società italiana della medicina di emergenza-urgenza) Lazio. Per il quale il rispetto del coprifuoco delle 10 e delle ordinanze che in molte città vietano i botti sono il perno.
“In questo momento, in pronto soccorso, abbiamo altri problemi seri non solo legati al Covid” spiega Franceschi. “I reparti di emergenza sono già affollati non solo per il Coronavirus, ma anche per tutte le altre patologie. Tutto ciò che si può prevenire deve essere evitato. In caso di un infarto in corso non si può certo fare diversamente, ma andarsi a procurare delle malattie assolutamente no. Il problema legato ai botti è proprio che queste sono patologie provocate. Ne abbiamo visti diversi di pazienti negli scorsi anni che venivano in pronto soccorso dopo aver perso una mano, o le dita di una mano. Ripeto: sono cose assolutamente prevenibili”.
“Questo è l’anno della massima prudenza” aggiunge il professore. “Tra l’altro quest’anno, guardando a grandi realtà come Roma, l’emergenza Covid ha tenuto tutti in città. La capitale non si è svuotata come succedeva negli anni scorsi. Il pronto soccorso è pieno come nei periodi normali. È da evitare quindi ogni forma di autolesionismo. Quando si usano i botti ci si può fare male. Il pronto soccorso è un servizio di emergenza che va utilizzato con intelligenza, in caso di un’emorragia cerebrale, un ictus, un infarto, per esempio”.
Gli operatori sanitari la sera di Capodanno continueranno il loro lavoro, come in tutti gli altri giorni. “Avremo un organico pieno: tre medici in pronto soccorso, uno nel reparto di medicina d’urgenza. Poi l’ortopedico, il ginecologo e il pediatra” conclude Franceschi.