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Studio del Ecdc sul rientro a scuola: non ha contribuito alla seconda ondata

Francesca Salvati di Francesca Salvati
27 Dicembre 2020
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L’Aquila. Il ritorno nelle aule scolastiche a metà agosto in diversi paesi è coinciso con un generale rilassamento delle altre misure restrittivi in molti paesi, e non appare quindi essere stato un motore di contagio nella seconda ondata di casi osservata in molti stati europei ad ottobre. A dirlo è il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), in un rapporto pubblicato sul suo sito

Nel documento, che non considera l’impatto della variante inglese, di cui al
momento non si hanno dati disponibili su questo fronte, si spiega che la chiusura delle scuole può contribuire
ad una riduzione dei contagi da SarsCov2, ma da sola non basta a prevenire la trasmissione in comunità in
assenza di altri interventi per limitare i raduni di massa. Si è infatti visto che il trend di casi segnalati da agosto
tra gli adolescenti di 16-18 anni è paragonabile a quello osservato tra i giovani adulti di 19-39 anni, fascia in cui
si è osservato un forte aumento durante agosto, continuato poi a settembre soprattutto tra i 40 e 64 anni e dai 65
anni in su. Insegnanti e operatori delle scuole non sono risultati essere a maggior rischio di infezione rispetto ad
altri lavoratori.

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La chiusura delle scuole, come misura per limitare i contagi da SarsCov2, deve essere usata come ultima risorsa e per un tempo limitato, dato che l’impatto negativo a livello di salute fisica, mentale ed educativa, oltre che economica, supera i benefici. Aggiunge il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), nel rapporto pubblicato sul suo sito.

I dati di sorveglianza indicano che tra 1 e 18 anni, i bambini ammalatisi di Covid19 hanno avuto un tasso più basso di ricoveri, di complicazioni gravi durante il ricovero e di morte rispetto a tutti gli altri gruppi d’età. I bambini di tutte le età sono suscettibili e possono trasmettere il coronavirus, anche se i più piccoli appaiono meno suscettibili all’infezione, e quando contagiati, portano meno spesso a contagi in casa rispetto ai bambini più grandi e agli adulti. Da quando sono state riaperte le scuole in autunno, 12 paesi su 17 hanno risposto al monitoraggio dell’Ecdc, segnalando dei focolai nelle scuole, la maggiore parte dei quali (1185) in scuole superiori, seguiti da elementari (739) e asili (283), con variazioni che vanno da un focolaio in Lettonia in un asilo a oltre 400 in Spagna in scuole secondarie. Generalmente il focolaio ha visto sempre meno di 10 casi, ma in alcuni casi si sono superati gli 80 casi. Studi condotti in Germania e Italia suggeriscono che se un bambino è contagiato da un adulto, è più probabile che ciò sia avvenuto a casa che a scuola.

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