Gli italiani che sarebbero entrati in contatto con il nuovo coronavirus SarsCov2 dall’inizio della pandemia ad oggi sarebbero tra gli 8,5 ed i 9 milioni, gran parte dei quali risultano però asintomatici e sono soprattutto giovani. Il dato emerge da uno studio statistico condotto da Giuseppe Arbia, professore di Statistica economica all’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma.
Lo studio, la cui prima versione è stata pubblicata ad ottobre su una rivista internazionale, è aggiornato periodicamente e l’ultima versione è pubblicata sul sito COVSTAT curato dal gruppo di ricerca coordinato da Arbia. Le persone entrate in contatto col virus dunque, spiega Arbia all’ANSA, “sono molte di più rispetto alla stima ufficiale di 1,6 milioni”. Ma questo ha una spiegazione: “Per il nostro calcolo abbiamo utilizzato una metodologia statistica che si basa sulla riponderazione dei dati di contagio sulla base del peso effettivo per sesso e classi di età nella popolazione. Il dato ufficiale, al contrario, non è riferito ad un campione statistico, ma è calcolato sulla base di dati raccolti con un criterio emergenziale che considera gli infetti clinicamente rilevati o ospedalizzati e i possibili infetti individuati col contact tracing”. In altre parole, “se in un campione di infetti rilevati clinicamente c’è ad esempio un solo giovane, ma il peso di quella fascia di età nella popolazione è più elevata, a quell’individuo viene assegnato un peso superiore”. Infatti, considerando la sola rilevazione clinica – ovvero relativa ai soggetti son sintomi segnalati dai medici o ricoverati – “si rischia appunto di sottostimare la quota di asintomatici o paucisintomatici, che non si rivolgono alle strutture sanitarie”.
Il calcolo, rileva, “comprende dunque la quota complessiva di persone che si stima siano entrate in contatto con SarsCov2, inclusi i circa 2 milioni delle stime ufficiali”. Questo dato, secondo l’esperto, ha una triplice lettura: “innanzitutto – chiarisce – ci dice che il tasso di letalità, ovvero il numero dei morti rispetto ai contagiati, è in realtà più basso di quello evidenziato dai dati ufficiali, ed è pari a circa lo 0,7% contro il 3% attualmente considerato. E questo è ovviamente un segnale positivo”. Ma c’è un secondo elemento positivo: “Se gli entrati in contatto col virus sono di più di quelli stimati, ciò facilita anche l’obiettivo del raggiungimento dell’immunità di gregge attraverso la prossima campagna di vaccinazione anti-Covid. Infatti, ci sarà una quota più larga di popolazione già immunizzata che contribuirà al raggiungimento più rapido del 60% necessario per l’immunità di gregge. Resta
però il problema di come individuare questa quota di asintomatici, e a tal fine si potrebbe pensare a test sierologici a campione per rilevare la presenza degli anticorpi”. Vi è però un “ultimo segnale, ed è negativo: questa stima ci dice anche che il virus circola ancora tantissimo. Moltissime persone, cioè, sono infette, e perciò potenzialmente contagiose, ma non lo sanno perchè asintomatiche o paucisintomatiche. E sono – conclude Arbia – molte di più rispetto ai positivi attualmente stimati”.