Pineto. “Una delle ultime aree vergini della costa abruzzese e dell’intero medio-Adriatico, vasta ben 40 ettari , rischia di essere oggetto di una lottizzazione con cemento per alberghi e strutture extra-ricettive”, così comunicano le associazioni Paliurus e SOA.
“Si tratta di una ampia zona delimitata a nord da Scerne e a sud dal centro urbano di Pineto; verso l’interno, dalla ferrovia e dalla strada statale Adriatica, all’altezza dell’ex Mercatone Uno”.
“Si legge, infatti, nella Delibera del Comune di Pineto del 25/11/2020 che si è costituito il Consorzio Ecopolis, presieduto da Luciano Monticelli, che ha “Quali oggetto e scopo, “la realizzazione, nel Comune di Pineto, del piano di lottizzazione denominato“ECOPOLIS PINETO”, riguardante le aree di proprietà dei consorziati che preveda la realizzazione delle opere primarie, in linea con le linee di indirizzo del piano strategico della macroarea. L’intervento da proporre prevede la realizzazione di
infrastrutture e strutture turistiche quali: alberghiere ed extra-alberghiere, strutture sanitarie e del benessere, sportive, culturali e sociali. Il consorzio si prefigge la conclusione dell’iter procedimentale previsto e di addivenire alla stipula della relativa convenzione disciplinante i reciproci impegni (dell’Ente comunale e del Consorzio) per la realizzazione degli interventi previsti e delle relative opere di urbanizzazione primaria”.
Dichiara Francesco Verrocchio, ingegnere e presidente dell’associazione locale “Paliurus – natura, storia ed ecoturismo”, “La costa è già piena di edifici, ora basta. In questo caso le costruzioni e gli insediamenti andrebbero a rovinare per sempre un’area che invece dovrebbe essere trasmessa ai posteri per i suoi valori paesaggistici e naturalistici. Non si terrebbe conto per nulla dell’attuale necessità, troppo spesso sbandierata solo a parole, di perseguire il cosiddetto consumo di suolo zero. Si pensi che alle spalle di tale area c’è un enorme complesso industriale/commerciale attualmente abbandonato (ex Mercatone Uno, ex Mobilificio Rossi). Credo che su questo fronte non si possa rimanere fermi a guardare, ma che si debba agire e fermare questo progetto destinando l’area all’unica alternativa sostenibile al giorno d’oggi: la rinaturalizzazione per una fruizione leggera e per tutti, arricchendo il valore naturalistico ed ecosistemico del territorio“.
Dichiara Massimo Pellegrini, naturalista e presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus “Si tratta di una delle pochissime aree sgombre da cemento dell’intera costa tra Ancona e Termoli. Sarebbe una lottizzazione gravissima, addirittura la più vasta a scala nazionale vista mare a mia conoscenza sul lato adriatico della penisola. Un’area dai valori naturalistici ormai quasi unica con specie di piante e animali rarissimi, vincolata da decenni a livello paesaggistico con apposito decreto nazionale. Costruire alberghi, resort e tutto il contorno di accessi e servizi in una delle pochissime aree vergini dell’intera costa abruzzese, per il 90% ormai antropizzata, nel 2020 è una scelta del tutto miope. Tra l’altro l’innalzamento del livello del mare a causa dei cambiamenti climatici rende molto vulnerabile tutto il sito. Ci impegneremo allo strenuo affinchè questa ennesima operazione contro l’ambiente non vada in porto, in cui il suffisso “eco” viene usato a sproposito per alterare un’area libera che tale deve rimanere. Chiediamo al Comune che ospita a sud l’area protetta della Torre di Cerrano, che, guarda caso, porta lustro alla cittadina, di andare in direzione opposta per cancellare per sempre ogni ipotesi edificatoria e di urbanizzazione nell’area”.
Pineto. “Una delle ultime aree vergini della costa abruzzese e dell’intero medio-Adriatico, vasta ben 40 ettari , rischia di essere oggetto di una lottizzazione con cemento per alberghi e strutture extra-ricettive”, così comunicano le associazioni Paliurus e SOA.
“Si tratta di una ampia zona delimitata a nord da Scerne e a sud dal centro urbano di Pineto; verso l’interno, dalla ferrovia e dalla strada statale Adriatica, all’altezza dell’ex Mercatone Uno”.
“Si legge, infatti, nella Delibera del Comune di Pineto del 25/11/2020 che si è costituito il Consorzio Ecopolis, presieduto da Luciano Monticelli, che ha “Quali oggetto e scopo, “la realizzazione, nel Comune di Pineto, del piano di lottizzazione denominato“ECOPOLIS PINETO”, riguardante le aree di proprietà dei consorziati che preveda la realizzazione delle opere primarie, in linea con le linee di indirizzo del piano strategico della macroarea. L’intervento da proporre prevede la realizzazione di
infrastrutture e strutture turistiche quali: alberghiere ed extra-alberghiere, strutture sanitarie e del benessere, sportive, culturali e sociali. Il consorzio si prefigge la conclusione dell’iter procedimentale previsto e di addivenire alla stipula della relativa convenzione disciplinante i reciproci impegni (dell’Ente comunale e del Consorzio) per la realizzazione degli interventi previsti e delle relative opere di urbanizzazione primaria”.
Dichiara Francesco Verrocchio, ingegnere e presidente dell’associazione locale “Paliurus – natura, storia ed ecoturismo”, “La costa è già piena di edifici, ora basta. In questo caso le costruzioni e gli insediamenti andrebbero a rovinare per sempre un’area che invece dovrebbe essere trasmessa ai posteri per i suoi valori paesaggistici e naturalistici. Non si terrebbe conto per nulla dell’attuale necessità, troppo spesso sbandierata solo a parole, di perseguire il cosiddetto consumo di suolo zero. Si pensi che alle spalle di tale area c’è un enorme complesso industriale/commerciale attualmente abbandonato (ex Mercatone Uno, ex Mobilificio Rossi). Credo che su questo fronte non si possa rimanere fermi a guardare, ma che si debba agire e fermare questo progetto destinando l’area all’unica alternativa sostenibile al giorno d’oggi: la rinaturalizzazione per una fruizione leggera e per tutti, arricchendo il valore naturalistico ed ecosistemico del territorio“.
Dichiara Massimo Pellegrini, naturalista e presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus “Si tratta di una delle pochissime aree sgombre da cemento dell’intera costa tra Ancona e Termoli. Sarebbe una lottizzazione gravissima, addirittura la più vasta a scala nazionale vista mare a mia conoscenza sul lato adriatico della penisola. Un’area dai valori naturalistici ormai quasi unica con specie di piante e animali rarissimi, vincolata da decenni a livello paesaggistico con apposito decreto nazionale. Costruire alberghi, resort e tutto il contorno di accessi e servizi in una delle pochissime aree vergini dell’intera costa abruzzese, per il 90% ormai antropizzata, nel 2020 è una scelta del tutto miope. Tra l’altro l’innalzamento del livello del mare a causa dei cambiamenti climatici rende molto vulnerabile tutto il sito. Ci impegneremo allo strenuo affinchè questa ennesima operazione contro l’ambiente non vada in porto, in cui il suffisso “eco” viene usato a sproposito per alterare un’area libera che tale deve rimanere. Chiediamo al Comune che ospita a sud l’area protetta della Torre di Cerrano, che, guarda caso, porta lustro alla cittadina, di andare in direzione opposta per cancellare per sempre ogni ipotesi edificatoria e di urbanizzazione nell’area”.