L’Aquila. Conseguenze disastrose anche per il settore del latte con il Covid19.
“In Abruzzo la situazione è critica: il prezzo dei mangimi e dei cereali destinati ad uso zootecnico cresce anche del 20% mentre le vendite del prodotto scendono a causa dello stop al canale Horeca, uno dei principali canali di vendita del latte fresco e trasformato. Di contro, sono stazionari i prezzi del latte bovino all’origine, che non superano i 37 centesimi al litro e avevano già avuto un crollo di 2 centesimi con l’inizio dell’emergenza sanitaria (passando da 39 a 37 centesimi), con forte penalizzazione degli allevatori che devono sostenere costi più alti di gestione e ricavi minori per il prodotto invenduto”. Lo dice Coldiretti Abruzzo che lancia l’allarme arrivato dagli allevatori in un periodo di forte crisi generale, in cui il latte bovino viene penalizzato anche a causa dell’arrivo del latte straniero che attraversa le frontiere invadendo l’Italia con cisterne o cagliate congelate low cost di dubbia qualità.
“La situazione è critica e il settore, che è un segmento importante e tradizionale dell’economia agricola regionale, rischia il collasso soprattutto se non si sventa l’ulteriore diminuzione del prezzo alla stalla, che sarebbe la pietra tombale in un momento come questo bisogna fronteggiare la situazione con sostegni ed interventi mirati, le imitazioni alle attività di impresa devono prevedere a livello nazionale e regionale un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e anche l’occupazione”. Coldiretti Abruzzo ricorda inoltre che lo scorso marzo, all’inizio dell’emergenza Covid, era stata già ribadita a livello nazionale l’importanza di fermare qualsiasi tentativo di speculazione sui generi alimentari di prima necessità come il latte chiedendo di rendere pubblici gli elenchi dei caseifici che importano latte e cagliate dall’estero e vogliono abbassare le quotazioni di quello italiano, con il superamento delle attuali farraginose procedure di accesso ai dati.
“In Abruzzo c’è un gioco un settore che conta oltre 60 mila capi bovini di cui 15.000 vacche da latte e oltre 500 aziende specializzate nella produzione di latte bovino che garantiscono occupazione e prodotti controllati e di qualità. Il rischio di chiusura si fa sentire e, quando una stalla chiude, si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado”.