Editoriale – Nel mentre si rincorrono le scarpe multicolor nei discount, diverse sono le attività che sono obbligate, per la seconda volta quest’anno, a chiudere le serrande. L’Abruzzo oggi si sveglia in “zona rossa”. Un termine che ci ricorda i tempi del terremoto, la zona rossa della provincia dell’Aquila e tutto quello sgomento che ne viene al seguito. Il tutto a poco più di dieci anni fa. E proprio nel mentre in cui qualche attività torna a voler rivitalizzare il centro storico della capitale abruzzese è di nuovo lockdown.
Ieri sera così alcune vetrine si sono presentate: incellophanate per riparare i capi esposti dal sole di non si sà quanti giorni. Capi destinati alla vendita delle collezioni autunno inverno, e che sono destinati ancora a restare lì immobili per qualche tempo.
In fondo questi manichini addobbati e benvestiti, con questo cellophane oggi somigliano un pò al popolo abruzzese, ma anche a quello italiano in generale: tutti avvolti da un guscio e robottizzati dal nemico sconosciuto.
Si spegne oggi 18 novembre 2020 l’Abruzzo. La ferita inferta alla regione forte e gentile è nell’animo di tutti. Il dover addirittura chiedere di entrare in zona rossa e con un tempo così breve, come un malato che improvvisamente avverte un decorso sintomatologico sempre più grave.
Eppure il numero dei contati, rispetto a rapporti di altre regioni non sembra essere tale dal far decretare la zona “rossa”, con le restrizioni che somigliano al lockdown di primavera.
Che il sistema sanitario della marsica non potesse reggere a questo urto era ben prevedibile, dato che anche prima di tutto questo erano sempre in auge forti criticità.
Non stiamo ora ad assegnare le colpe, non serve. Ma vorremmo capire quale sia la effettiva situazione sanitaria. La sensazione è quella che ci sentiamo privi dell’assistenza pubblica, come se i nostri ospedali in particolare Avezzano e poi L’Aquila fossero svaniti nel nulla inghiottiti da questo mostro di virus.
E’ stata l’induzione a portarci in questo lockdown, che ce lo aspettavamo tutti prima o poi. Ora ci si interroga sul tempo che dovrà trascorrere in questa nuova condizione di zona rossa dove sono aperte gran parte delle attività commerciali, e nel contempo sarebbe vietato spostarsi anche all’interno dei comuni stessi.
L’autocertificazione è la medicina, diciamo che per spostarsi bisogna essere pronti a dare spiegazione su “dove” si stia andando e a fare cosa. Che se ce lo avessero detto in epoca prepandemica non lo avremmo mai creduto di dover dare delle spiegazioni su gesti quotidiani.
L’induzione, dunque porta l’Abruzzo in zona rossa, e probabilmente se ve ne fosse una nera, ci aspetteremmo di finirci quanto prima, semprechè non venga stabilito questo nuovo colore da qualche altro dpcm.
Ora sono caduti tutti gli schemi e le posizioni aprioristiche, non è il tempo delle polemiche, i conti vanno tenuti sospesi in attesa di essere pareggiati.
Verrà il tempo della redde rationem, nel contempo laddove non arriva la mente dell’uomo, non resta che affidare la terra forte e gentile alle preghiere.