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Dal sisma 2009 al coronavirus, l’allarme di Confesercenti: per le imprese aquilane calvario lungo 11 anni

Giulia Antenucci di Giulia Antenucci
16 Novembre 2020
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L’Aquila. Circa il 20% delle imprese italiane potrebbe essere a rischio fallimento per via della carenza di liquidità, causata dalle misure di chiusura e contenimento del virus, e in assenza di politiche di sostegno. E’ quanto emerge da uno studio, realizzato su imprese operanti nel settore privato di quattro paesi dell’area dell’euro: Germania, Spagna, Francia e Italia e pubblicato nel bollettino Bce, la Banca centrale europea, che simula la dinamica della liquidità delle imprese nel tempo.

Partendo da questa analisi europea, Confesercenti lancia l’allarme sulla situazione delle imprese nella Provincia dell’Aquila, dove c’è il concreto rischio che la percentuale nazionale di imprese sull’orlo del fallimento possa moltiplicarsi a dismisura.

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“Questa crisi dovuta alla pandemia da covid-19 è noto a tutti”, attacca il presidente della Confesercenti Area L’Aquila e Comuni del Cratere, Mario Antonelli, “si innesta su un tessuto economico già provato da eventi negativi precedenti e sotto stress ormai da troppi anni. Prima il sisma del 2009 poi, anche se per un territorio più circoscritto, quello del 2016 e del 2017, adesso il virus. Troppo, soprattutto se consideriamo il già difficile contesto economico e sociale, tipico delle aree interne, dove ci troviamo ad operare. Abbiamo avuto la forza di rialzarci dopo ogni tragedia, oggi però la situazione è diversa. Giornalmente, afferma sconsolato il giovane presidente aquilano, mi trovo a confrontarmi con colleghi, presi dallo sconforto. Registro rassegnazione e per la prima volta, veramente la paura di non farcela”.

“Sappiamo bene che siamo di fronte ad un problema mondiale”, sottolinea Antonelli, “ma ci sentiamo in dovere di rappresentare a Regione e Governo Nazionale, per il tramite della Confesercenti Abruzzo, la drammaticità della situazione in cui versano le imprese della nostra Provincia, riteniamo che un segnale forte di vicinanza alle categorie produttive, sia una condizione determinante per vincere lo scoramento e infondere coraggio per scommette ancora nel futuro. L’Abruzzo è in zona arancione, i ristori previsti da Governo, sono importanti e per alcuni sono già stati accreditati ma certamente non bastano per dare speranze ad imprenditori provati da questa lunga agonia e che non ce la fanno più. Inoltre, come denunciato da Confesercenti Abruzzo, ci sono interi settori dimenticati dai ristori del governo, come il comparto Horeca, il wedding, i fieristi, gli agenti di commercio, gli operatori turistici. Questa ferita va sanata al più presto, non si può ad esempio chiudere i bar ed i ristoranti e giustamente dare il ristoro, e non tener conto che legato alla filiera della ristorazione vi è un mondo che non sta lavorando e non riceve alcun aiuto, basti pensare alle aziende di distribuzione di alimenti e tante altre. Della questione dei danni indiretti e dei codici ateco non ricompresi nei decreti Ristori e Ristori Bis, ne parleremo anche con il Prefetto dell’Aquila”.

“Senza voler denigrare gli interventi fin qui posti in essere da Governo e Regione”, conclude Antonelli, “siamo convinti che per arginare la crisi di liquidità delle imprese ed evitare il tracollo è necessaria la sospensione, almeno per un anno, di tutte le attività di riscossione delle tasse ed imposte, sia locali che nazionali e dei contributi ed il blocco di tutti i mutui ed i prestiti.  Un anno senza costi fissi, consentirebbe alle imprese di superare l’emergenza e programmare una ripartenza su basi solide. Il Governo, la Regione, la politica e tutto il mondo delle Istituzioni, in questo modo, può mostrarsi realmente vicina al mondo delle imprese”.

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