L’Aquila. L’Abruzzo rischia di diventare zona arancione e di cambiare “colore” nella prossima cartina del Dpcm. Come riporta il Corriere la cartina di un’Italia a prevalenza gialla, con due regioni arancioni e quattro rosse, è destinata a mutare già nelle prossime ore. Diversi territori sono in grave o gravissima sofferenza e i medici spronano a chiudere il Paese intero altrimenti sarà il virus ad avere la meglio.
Tensione e confusione massima tra esecutivo e governatori. La nuova decisione verrà emessa solo oggi, dopo che nel report dell’Istituto superiore di sanità saranno confluiti tutti i dati in arrivo dalle Regioni. La conferma ufficiale si avrà soltanto in giornata, quando gli scienziati avranno fatto le loro controdeduzioni e il ministro Roberto Speranza avrà sentito i governatori. Ma le indiscrezioni dicono che le aree a rischio, destinate al lockdown o comunque a misure più severe di quelle nazionali, Abruzzo, Liguria, Umbria e Campania, che da gialla può persino diventare rossa.
La cabina di regia, come riportato dal quotidiano nazionale, “prevista alle 15, è stata rinviata alle 16 e infine spostata alle tre di lunedì pomeriggio ed è slittata anche la riunione del Cts che avrebbe dovuto esprimere il parere sulla curva epidemiologica delle regioni a rischio, da inserire in fascia arancione o rossa. I governatori hanno chiesto più tempo per raccogliere e comunicare i dati e il ministero della Salute, per non esasperare le tensioni, ha concesso qualche ora. Anche per il timore che la notizia di nuovi lockdown, comunicata di domenica, avrebbe spinto tanti italiani a muoversi, in entrata o in uscita dai territori interessati dalle ordinanze”.
“Il livello di confusione nella raccolta e analisi dei dati che i governatori sono obbligati a trasmettere all’Istituto superiore di sanità è massimo”, scrive il Corriere, “appena due ore prima dell’avvio del confronto erano ancora nove le Regioni che non avevano trasmesso i propri bollettini, o li avevano inviati incompleti. Se si tratti di un comportamento doloso o semplicemente di disorganizzazione potrebbero presto essere i magistrati a stabilirlo. Perché dopo l’inchiesta avviata in Liguria, anche altrove sarebbero pronti esposti e segnalazioni sulla modalità di lavoro delle Asl e dei responsabili regionali per la compilazione dei bollettini che poi confluiscono a Roma. Prima fra tutte la Campania, che sembra avere una situazione reale diversa da quella scritta nei numeri: raccontano che il presidente dell’Iss Silvio Brusaferrostia «analizzando i dati con la lente d’ingrandimento».
“Se il Lazio regge perché ha una rete ospedaliera strutturata, in Abruzzo e Umbria le terapie intensive si vanno riempiendo. In Toscana preoccupa il numero di anziani positivi nelle Rsa e anche il Veneto è osservato speciale”.