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Da domani 4 milioni di alunni seguiranno le lezioni da remoto, Azzolina: mi sono battuta per le scuole

Annunziata Morelli di Annunziata Morelli
5 Novembre 2020
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Quattro milioni di alunni delle scuole statali e paritarie, quasi la metà dell’intera popolazione scolastica composta da circa 8 milioni di studenti, da domani e per almeno un mese non andranno a scuola e parteciperanno alle lezioni da remoto da casa, come era successo nel marzo scorso e sino alla fine dell’anno scolastico. E sempre da domani tutti gli studenti frequenteranno in presenza dovranno indossare le mascherine, anche i bambini che hanno dai 6 anni in su.

“Il valore sociale della scuola è inestimabile: in alcune parti del paese senza scuola non si mangia, non c’è un pasto. La scuola è un servizio di fondamentale importanza anche in prospettiva, per questo mi sono battuta per tenerla aperta”, ha detto oggi la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina che in queste settimane si è battuta per non chiudere nuovamente le scuole. “Dal presente e dal futuro della scuola italiana dipende il presente e il futuro del paese, la politica di questo deve prendere atto”, ha proseguito la titolare del Ministero dell’Istruzione partecipando oggi al Forum PA 2020 e rendendo noto di aver chiesto che una buona parte dei soldi del Recovery vengano investiti in istruzione, “perchè la scuola è il muro portante del paese”. Intanto però l’effetto combinato dell’ultimo dpcm e
delle ordinanze regionali, ha già causato per alcuni studenti e provocherà per altri, da domani, la mancanza di scuola in presenza, nonostante gli esperti abbiano evidenziato il danno che questo comporta sia dal punto di vista psicologico che sull’apprendimento.

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Il Dpcm del 3 novembre, infatti, ha previsto per tutti gli studenti della secondaria di II grado, che riguarda 2,7 milioni di ragazzi, la didattica a distanza integrata non più al 75% dell’orario, come già disposto dal precedente Dpcm del 24 ottobre, ma al 100%: tutti a casa collegati in Dad. In aggiunta, per le regioni individuate in area rossa (Lombardia, Piemonte, Calabria Valle d’Aosta) la Dad si estenderà ad oltre 316 mila alunni del secondo e terzo anno della secondaria di I grado. Ci sono poi le
ordinanze regionali di Campania e Puglia che hanno sospeso le attività in presenza, la Campania per tutti (poco meno di un milione di alunni) e la Puglia per mezzo milione di alunni del primo e del secondo ciclo. Dopo la Campania e la Puglia (rispettivamente con il 100% e l’84% di alunni a casa), seguono con percentuali tra il 43 e il 47% la Calabria, il Piemonte e la Lombardia, le regioni dell’area rossa, appunto. In Puglia è forte il malessere della comunità scolastica, dei sindacati e dei genitori per la sospensione della scuola in presenza: in una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il presidente regionale pugliese dell’Associazione nazionale presidi (Anp), Roberto Romito, chiede che il Governo intervenga per la revoca della ordinanza della Regione; Cgil Cisl e Uil chiedono al presidente Emiliano un tavolo permanente mentre alcuni coordinamenti di genitori e il Codacons hanno presentato ricorsi per ottenere la riapertura degli istituti.

“Auspichiamo che le Regioni si adeguino a quanto stabilito per le scuole nel Dpcm in vigore da domani: il Governo ha compiuto delle scelte sulla base di dati scientifici, tenendo in considerazione tanto i rischi sanitari quanto l’alta rilevanza del diritto allo studio”, afferma Gianluca Vacca, capogruppo M5S in commissione Istruzione a Montecitorio. Mentre gli esponenti M5S in Commissione Istruzione in Senato chiedono al presidente Nencini di convocare i presidenti di Puglia e Campania, Emiliano e De Luca: vogliono che i governatori rendano conto delle loro decisioni di
tenere chiuse le scuole.

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