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Sciopero nazionale metalmeccanici, Acerbo (Rifondazione Comunista): lo Stato decida di essere dalla parte dei lavoratori

Nello SImonelli di Nello SImonelli
4 Novembre 2020
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Pescara. “Rifondazione Comunista sostiene lo sciopero nazionale dei metalmeccanici, indetto per domani 5  novembre da Fiom, Fim e Uilm, a sostegno della piattaforma contrattuale contro l’oltranzismo di Federmeccanica e Assistal  che non solo chiudono a tutte le richieste, ma attaccano le tutele esistenti rifiutando l’esigibilità di diritti conquistati”.
“E’ gravissima la chiusura totale del fronte padronale sul salario espressa dal rifiuto all’aumento dei minimi contrattuali, altrettanto pesante l’arroganza che si spinge fino mettere in discussione automatismi su scatti di anzianità e altri diritti già previsti  nell’ultimo contratto. Ma la strategia antioperaia degli industriali per affrontare la crisi si chiarisce  in particolare con il rifiuto a definire limiti nel ricorso al lavoro precario, a introdurre vincoli occupazionali e garanzie sui diritti sindacali negli appalti; si svela del tutto nella mancanza totale di disponibilità sulle riduzioni d’orario a fronte di innovazioni tecnologiche e nella sfrontata richiesta di maggiore flessibilità della forza lavoro, in particolare su smart working, lavoro agile telelavoro”.
“E’ chiaro che si osa puntare ancora su  un modello economico e produttivo centrato su bassi salari, per molte fasce di lavoratori da fame, precarietà e flessibilità estreme in un paese come il nostro già agli ultimi posti in Europa per livelli salariali, protezioni sociali e precarietà selvaggia? Un governo che voglia davvero operare una svolta dovrebbe finalmente dire basta a un modello economico e produttivo  che ha generato disoccupazione, milioni di poveri, perdita di diritti  e disastrato il sistema produttivo del paese”.

“Allora non faccia  come Ponzio Pilato! Non un soldo deve andare a settori del padronato senza precisi vincoli sull’occupazione e i diritti di lavoratrici e lavoratori. Si impedisca l’utilizzo di fondi pubblici per ristrutturare le aziende a spese dei lavoratori. Il governo decida da che parte sta”.

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