Pratola Peligna. Nel realizzare questo articolo sono partito da una domanda: ma le api, d’inverno, come vengono tutelate dai grandi freddi delle montagne abruzzesi? La risposta mi ha sorpreso e, al tempo stesso, aperto a un mondo affascinante e ricco di dettagli e sfumature che anche il più banale dei quesiti può svelare. La curiosità è padrona e, come sosteneva Charles Proteus Steinmetz, “non ci sono domande sciocche, e nessun uomo diventa un pazzo fino a che non ha smesso di fare domande“.
“Alle nostre api, in effetti, piace viaggiare”, mi risponde sorridendo Walter Pace, titolare dell’azienda Apicoltura Colle Salera. Il miele di qualità, infatti, per essere prodotto richiede un notevole dispendio di energie e una forte propensione agli spostamenti. Non è attività per pigri, insomma.
“L’invernamento dell’insetto è indispensabile“, spiega Pace, “perché un buona gestione dei mesi freddi si riverbera sui mesi più caldi, determinando una produzione di qualità”. Dalla Valle Peligna ci si sposta. Si resta in Abruzzo ma si emigra sulla costa. “Scendiamo dalla montagna e ci dirigiamo verso il mare Adriatico, in provincia di Pescara, dove il clima è più mite Spostiamo i nostri alveari verso altri territori. In questo periodo sono ancora qui, sfruttiamo le finiture di santoreggia. Ma ora li stiamo portando giù, in provincia di Pescara.
La nostra produzione è frutto di circa 800/1000 alveari. Non è una passeggiata gestirli, ma i sacrifici vengono sempre ripagati
“Durante la primavera sfruttiamo anche una cella frigorifera dove conserviamo favi di miele da cui preleviamo i rifornimenti per le nostre api. Questo nel caso in cui manifestassero la necessità di essere ulteriormente alimentate. Sono scorte che utilizziamo esclusivamente per tale scopo”. “La nostra è una produzione biologica, quindi lontano da zuccheri. Genuinità e purezza sono elementi conclamati dei nostri mieli“, prosegue Pace.
La nostra chiacchierata va avanti e, sempre più incuriosito da ciò che Walter ha da dirmi, mi spingo oltre e chiedo come si gestiscono gli alveari in caso di nevicate e gelate. La risposta mi sorprende. Ammetto la mia ignoranza in materia e confesso di non saperne molto, ma resto ugualmente stupito di fronte a un mondo che piano piano si apre davanti ai miei occhi.
“Per le api, in realtà, le nevicate non sono un problema. Le temperature interne degli alveari sono sempre intorno ai 34 gradi. Loro mangiano miele per scaldarsi, quindi più il clima è rigido più consumano. Dove non arrivano da sole ci pensiamo noi a rifocillarle. Mantenere la temperatura dei loro nidi è fondamentale. Non ci si può rilassare o distrarre”
Le api sono animali giramondo. Questo lo so. E Walter Pace me lo conferma. “Quando il freddo si fa più forte e neanche il clima dell’Adriatico aiuta, le spostiamo nel sud Italia. Una prima tappa è la provincia di Bari dove ci sono i ciliegi da cui produciamo anche un po’ di miele. Ma, se ulteriormente necessario, ci dirigiamo in Basilicata“. Dipende, ovviamente, dalle annate. Non tutte sono uguali e non tutti i parametri sono applicabili al caso specifico. Dipende anche e soprattutto dalle temperature.
“Intorno alla metà di aprile le riprendiamo per portarle a casa. Da quel momento si guarda alla produzione. Quest’anno abbiamo prodotto 19 tipi di miele, soprattutto d’arancio. Di questa tipologia abbiamo a disposizione anche 70/80 quintali”
Nei prossimi articoli andremo alla scoperta di ulteriori curiosità relative a questo fantastico mondo, tutto sapori e profumi, tutto colori e vitalità.