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Medici di famiglia in prima linea per la diagnosi Covid: pronti a tamponi in studio, il progetto pilota

Giuseppe Maritato di Giuseppe Maritato
20 Ottobre 2020
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Medici di famiglia in prima linea anche per la diagnosi dei casi di Covid-19 e cure a casa in tutte le situazioni in cui ciò è possibile. Più volte indicata come uno dei cardini per fare fronte alla nuova prevedibile ondata di infezioni, la medicina del territorio si organizza, pur tra difficoltà e ritardi. Così, una prima squadra di 311 medici di base del Lazio è pronta a partire per effettuare i tamponi rapidi negli studi, con un progetto pilota estendibile ad altre Regioni, e sempre a Roma parte anche un piano per l’assistenza a domicilio che vede alleati medici di base e Istituto Spallanzani. Passi concreti finalizzati a decongestionare gli ospedali nel caso l’emergenza si aggravasse, ma non è ancora abbastanza secondo l’ex ministro della salute Girolamo Sirchia. Di fatto, afferma, della medicina territoriale “se n’è parlato molto, ma si è fatto poco e l’organizzazione del territorio è inesistente”.

Come prima cosa, propone, “bisognerebbe cominciare a disegnare seriamente la casa della Salute, cioè il centro di aggregazione dei medici e dei servizi sul territorio”. Intanto una iniziativa concreta è quella avviata dalla Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), che ha dato la disponibilità a effettuare i tamponi rapidi direttamente negli studi. E dopo l’annuncio da parte del premier Giuseppe Conte nei giorni scorsi di 5 milioni di test rapidi destinati proprio agli studi dei medici di famiglia, i primi pronti a partire sono i medici del Lazio. Già in 311 hanno risposto al bando della Regione e hanno dato la propria disponibilità, annuncia il vice segretario Fimmg Pier Luigi Bartoletti. “Abbiamo già avviato la formazione per questi medici – sottolinea – a fronte dell’attuale emergenza nella quale il virus, purtroppo, pare correre più veloce di noi. Per quanto riguarda noi medici, potremo essere pronti ad effettuare il servizio entro pochi giorni”.

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Ovviamente i tamponi rapidi, chiarisce, “si potranno eseguire rispettando alcuni parametri: gli studi devono ad esempio essere dotati di un ambiente dedicato, con una uscita separata, e su appuntamento”. Anche la Liguria ha fatto un accordo regionale in tal senso, che prevede un compenso specifico poichè il medico svolge tale servizio in orario extra-ambulatorio, spiega il segretario nazionale Fimmg Silvestro Scotti. Alcune Regioni stanno facendo dunque da apripista, ma per l’applicazione a livello nazionale, precisa Scotti, “è stata avviata la procedura per l’approvazione dell’atto di indirizzo ed un documento all’esame della Conferenza Stato-Regioni indicherebbe nella popolazione scolastica ed i contatti asintomatici la platea principale cui destinare i tamponi”. I medici quindi sono pronti, ma “va potenziato il personale negli studi e vanno garantite risorse per attrezzare gli stessi in sicurezza attingendo ad esempio – sottolinea Scotti – ai fondi di 1 mld per la medicina territoriale del dl Rilancio”. Non solo studi. L’obiettivo è pure quello di entrare nelle case dei malati. E a questo punta un altro progetto pilota, battezzato ’10 per 10′, tra la asl Roma 3 e lo Spallanzani: ogni medico si farà carico di 10 assistiti Covid e con uno specifico device andrà a casa dei pazienti per misurare parametri vitali, fare un’ecografia polmonare e somministrare le terapie sperimentali dello Spallanzani. Insomma, bisogna rimettere al centro la domiciliarità e in questo, osserva il direttore sanitario dell’Istituto Francesco Vaia, medici e pediatri “possono davvero essere la svolta”. Ciò con l’obiettivo di evitare ciò che sta già accadendo in Lombardia, dove pazienti che potrebbero essere curati a casa, avverte il direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano Giuseppe Remuzzi, stanno invece affollando gli ospedali. Un contributo sul territorio sta inoltre arrivando anche dalle farmacie: potrà infatti essere estesa ad altre Regioni l’iniziativa dell’Emilia Romagna, dove le farmacie stanno effettuando gratuitamente test sierologici agli studenti e lo loro famiglie.

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