L’Aquila. Col risalire dei contagi da coronavirus in tutta Italia, sono diverse le misure che si prospettano per limitare i numeri in crescita. Tra le possibili soluzioni le mascherine obbligatorie all’aperto e i lockdown locali. Dalla chiusura delle piazze e dei locali alla presenza dell’esercito negli ospedali. Il governo sta preparando il piano per l’autunno per fronteggiare il rischio di una nuova ondata di contagi, il tutto valutando quattro scenari: da quello simile alla situazione attuale al più duro. Alcune delle ipotesi al vaglio dell’esecutivo vengono riportate dal Corriere della Sera, che spiega quale sia il piano del governo da attuare nel caso in cui la curva dei contagi continui a salire. Non basterà, dunque, prevedere test sierologici per chi ritorna dall’estero (come già sta facendo qualche Regione), ma bisognerà intervenire anche a livello locale.
Negli ultimi giorni le restrizioni sembrano non bastare, così come i controlli. Quindi vengono ritenute insufficienti le multe e le chiusure finora applicate, così come i divieti introdotti per le spiagge o gli obblighi locali riguardanti la mascherina. Prima di prendere una decisione definitiva si aspetteranno i numeri del weekend i Ferragosto, ma se l’andamento dovesse essere confermato si potrebbe procedere a nuove regole e divieti. Il primo obbligo potrebbe essere quello di indossare la mascherina ovunque, anche all’aperto, come già avviene in alcuni luoghi in Toscana, Campania e Lazio. Un’altra idea è quella di applicare un numero chiuso sia nei locali pubblici che nelle aree all’aperto della movida. Per esempio a Roma alcune piazze sono già state chiuse, con un numero di ingressi limitato. Modello che potrebbe essere replicato in tutta Italia.
Nello scenario più duro anche l’esercito negli ospedali. Proprio nel caso in cui la curva dei contagi salga oltre le peggiori previsioni si potrebbe ricorrere a lockdown locali. Ma sono tre (su quattro) gli scenari peggiori dell’attuale, per cui il ministero della Salute pensa a una serie di misure. Nei due scenari peggiori, spiega La Stampa, ci si spinge fino a ipotizzare la necessità di reclutare personale non sanitario tra le file di esercito, Protezione civile e soccorritori da impiegare negli ospedali. Così come a individuare posti letto in strutture non sanitarie