L’Aquila. Il Tribunale dell’Aquila, nonostante l’intevenuta prescrizione sui reati di corruzione e appropriazione indebita, ha assolto perché il fatto non è previsto dalla legge come reato gli imputati coinvolti nel processo su presunte mazzette per il puntellamento di un palazzo nel centro storico dell’Aquila danneggiato dal tragico sisma del 2009. Come aveva fatto clamore la inchiesta denominata “Do ut des” che nel 2012 ha coinvolto professionisti, imprenditori ed amministratori, tra cui il vice sindaco dell’Aquila Roberto Riga, importante componente della Giunta di centrosinistra guidata da Massimo Cialente che gli aveva ritirato le deleghe estromettendolo dall’esecutivo per la portata delle accuse, su tutte la corruzione, e le polemiche politiche che sono divampate, così fa discutere l’epilogo: anche se il pm Fabio Picuti in una delle ultime udienze aveva sottolineato che è “fondato” il capo di imputazione sul caso di corruzione e presunto giro di mazzette per la messa in sicurezza di palazzo Carli, sede della università dell’Aquila, ma nel corso del processo le prove testimoniali sono state inutilizzabili.
E soprattutto è scattata la prescrizione per il passaggio del fascicolo nelle mani di ben otto giudici del Tribunale in cinque anni. Per il reato di corruzione, sono stati assolti in particolare, oltre a Riga, l’unico che aveva rinunciato alla prescrizione, gli ex assessori comunali dell’Aquila Vladimiro Placidi e Pierluigi Tancredi, poi Daniela Sibilla, ex collaboratrice dello stesso Tancredi con uni ruolo più marginale, e Daniele Lago, amministratore delegato, sul gravava anche la appropriazione indebita, per il quale il pm aveva chiesto nove mesi di carcere. Poi, Fabrizio Menestò, direttore dei lavori di puntellamento di Palazzo Carli, accusato di falso reato prescritto.
Alla base del processo una presunta tangente da 10mila euro nascosta in una confezione di una bottiglia di grappa, per l’assegnazione dei lavori di consolidamento di un consorzio del centro storico, alla ditta Steda, che sarebbe arrivata a Riga attraverso Tancredi. Grande accusatore Agostino Marcon, collaboratore dell’imprenditore Lago, che durante il dibattimento aveva confessato di aver consegnato personalmente la tangente a Tancredi, che a sua volta l’avrebbe poi girata a Riga. Un’ammissione di colpevolezza che è valsa a Macron il capo di imputazione di concorso in corruzione. E’ accaduto però che nella udienza dell’11 febbraio, Macron, ascoltato non più come testimone ma come imputato, non ha risposto alle domande