Roma. Affrontare la sperimentazione dal punto di vista dei pazienti, per rendere le terapie sempre più a loro misura e per favorire la comprensione e il dialogo tra gli stessi pazienti e i medici. Da oggi l’Italia è il primo Paese in Europa ad avere una propria Carta dei principi e dei valori per la partecipazione dei pazienti ai trial clinici. E’ il frutto della collaborazione tra un gruppo di ricercatori di bioetica e biodiritto del Consiglio nazionale delle Ricerche, coordinati da Cinzia Caporale del Comitato nazionale di Bioetica, e di ‘Persone non solo Pazienti’, la piattaforma di dialogo promossa da Fondazione Roche insieme a 16 associazioni di malati.
La Carta dei principi e dei valori ha tra gli obiettivi il riconoscimento formale del ruolo delle
associazioni di pazienti proponendosi come una bussola di orientamento etico per tutti gli attori coinvolti: gli
sperimentatori, il personale sanitario, i pazienti e le loro associazioni ma anche le istituzioni e gli ordini
professionali in vista dell’elaborazione di norme deontologiche. Per Mariapia Garavaglia, presidente della
Fondazione Roche, “questo strumento può aiutare i pazienti a essere protagonisti nel dialogo sia con i
ricercatori che con i decisori politici”.
Secondo Cinzia Caporale, “questa Carta è per noi una prima proposta, un punto di partenza migliorabile con la partecipazione di istituzioni, comunità scientifica e di altre associazioni di pazienti”. La Carta suggerisce di coinvolgere proprio le associazioni di pazienti sin dalla fase di progettazione di nuovi studi e di elaborazione del disegno dei trial clinici. Nello svolgimento del trial, infatti, possono segnalare aspetti determinanti per misurare l’impatto dei farmaci sui pazienti, come i sintomi con un maggior impatto sulla qualità della vita, le modalità di somministrazione dei farmaci più adatte alla gestione ordinaria delle cure, la tollerabilità degli effetti collaterali, eventuali aspetti del percorso di cura non adeguatamente considerati. Prima, durante e dopo il trial, inoltre, stando alla Carta, le associazioni si traducono in una risorsa per trasferire ai pazienti le informazioni sui trial e chiarire i loro dubbi, favorire l’incontro tra il linguaggio del paziente e quello dei ricercatori, facilitare la comprensione del consenso informato e contribuire alla diffusione dei risultati della sperimentazione.



