L’Aquila. Chi aveva un percorso di 30 ore oggi deve accontentarsi di 9 ore al massimo, ad esempio Franco, 23enne autistico, prima dell’emergenza aveva un percorso di 25 ore settimanali e oggi può contare solo su 4,5 ore a domicilio in 3 sedute.
Una situazione insostenibile, fa notare l’associazione Autismo Abruzzo Onlus, che ogni giorno raccoglie segnalazioni di disagio sulla mancata o solo parziale ripresa dei servizi riabilitativi per autistici. “Nel pieno della fase 3 e con i confini nazionali aperti, i servizi essenziali di tipo sanitario restano erogati con frequenze e intensità da piena emergenza” osserva il presidente dell’associazione, Dario Verzulli “e la telemedicina sostitutiva, con un’efficacia per alcuni utenti limitata a pochi minuti di attenzione, richiede computer o smartphone con linea dati adeguata non sempre disponibili per le famiglie, ma soprattutto scarica sui genitori l’onere dell’assistenza. Un intervento dal costo di 60 euro l’ora non può più sostituire attività ambulatoriale, attività domiciliare, centro diurno”.
La normativa nazionale e quella regionale, ricorda Verzulli, “indicavano al 18 maggio 2020 il termine per il ripristino delle prestazioni sanitarie esistenti pre-covid. L’ordinanza n. 71 del presidente della Regione Abruzzo chiarisce modalità e termini del ripristino di servizi sociali e assistenziali che nulla hanno a che vedere con i servizi di tipo sanitario già normati. Tali servizi afferiscono ai Lea, Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria, e sono diritti ineludibili per gli utenti”.
Il ritardo nel ripristino dei servizi riabilitativi e nei servizi assistenziali, prosegue il presidente dell’associazione, “sta ulteriormente danneggiando la qualità della vita delle famiglie con disabilità. Ritardi che compromettono il duro lavoro svolto negli anni a discapito dell’impegno di strutture e famiglie. La fase 3 deve assolutamente ripristinare ciò che era erogato prima dell’emergenza”.