L’Aquila. Giovedì 14 maggio, una delegazione di Confesercenti Abruzzo – sede dell’Aquila, ha incontrato il Vice Sindaco della Città Capoluogo, Raffaele Daniele. Un incontro cordiale e giudicato molto positivamente dal Responsabile delle sedi dell’associazione in p, Carlo Rossi, e dai due membri del Direttivo di Confesercenti L’Aquila e comuni del Cratere, Claudio Antonelli e Pino Scimia.
L’associazione ha presentato all’amministrazione un documento molto elaborato, con analisi sullo stato delle aziende, dopo quasi tre mesi di lockdown ed una serie di proposte utili per la ripartenza. Nonostante molte delle richieste delle imprese vedano come interlocutore diretto il Governo o la Regione, Confesercenti ritiene che, che un confronto costante con il comune, possa contribuire ad avviare un percorso propositivo e concreto, affinché si trovino soluzioni fattive e di rilancio. Serve un lavoro di squadra che coinvolga ogni singola istituzione che ha il compito di governare e gestire la nostra realtà territoriale ed il comune può fare la sua parte, pensiamo ad esempio alle opportunità, con l’arrivo dell’estate, di spingere sulle opportunità legate al turismo di prossimità oppure alla possibilità di dare uno scossone importante al circuito del commercio al dettaglio, della ristorazione e delle realtà alberghiere, così da riprendere l’ossigeno necessario a contrastare la stagnazione.
Molto rassicuranti le anticipazioni del vice sindaco sulla delibera di giunta comunale, con la quale l’Amministrazione intende mettere a disposizione del tessuto economico della città importanti risorse, da utilizzare per l’abbattimento della Tari riferita ai mesi chiusura delle attività e sulla esenzione dell’imposta sulla pubblicità. La Confesercenti, si è poi soffermata su quelli che potrebbero rappresentare dei veri e propri ostacoli insiti nell’articolazione delle normative dettate dall’Inail e dall’Istituto Superiore della Sanità che, se non modificate, metteranno molte aziende in condizione di non riaprire. È il caso, ad esempio, dei locali di somministrazione alimenti e bevande, con regole del tutto inapplicabili, che ridurrebbero la capacità dei ristoranti ad un terzo di quella attuale, obbligandone migliaia alla chiusura definitiva.
Norme eccessivamente rigide, spesso anche confuse, ed elaborate senza la partecipazione degli imprenditori del comparto, la cui applicazione metterebbe a serio rischio il settore (Bar e Ristoranti), che a livello nazionale dà lavoro a 300mila imprese e 1,2 milioni di dipendenti. Un ristorante di 80 metri quadrati, secondo le linee guida, potrà avere una capienza sufficiente per appena 20 persone. Si tratta chiaramente di una condizione in generale antieconomica, che verrebbe ancor di più a pesare ai ristoranti e bar del centro storico dell’Aquila, già alle prese con i ben noti problemi della ricostruzione, con metrature ridotte e spazi angusti. Auspichiamo che il Governo o la Regione intervengano, per concordare con le categorie interessate, protocolli alternativi che riescano a contemperare le esigenze di sicurezza con quelle di natura imprenditoriale. Nel frattempo, per andare incontro all’esigenze (ed alla sopravvivenza) di questa categoria particolarmente colpita dal problema legato all’emergenza sanitaria si potrebbe ipotizzare, la Confesercenti ha chiesto all’amministrazione, di prevedere, oltre azzeramento della Tosap, adesso prevista anche nel Decreto Rilancio del Governo:l’istituzione di un’isola pedonale permanente “serale” (a partire dalle ore 20,00 nei giorni feriali e per l’intera giornata nei giorni festivi) per i mesi da giugno a settembre, in un perimetro da definire anche più allargato del cd “centro storico”; la semplificazione e la massima celerità delle domande e/o delle procedure per la concessione degli spazi destinati all’occupazione del suolo pubblico da parte di bar e ristoranti.
Su queste tematiche, le proposte hanno incontrato il sostegno del vice sindaco che ha confermato che l’azione del comune è orientata proprio in tal senso. Intenzione dell’Amministrazione è di concedere spazi esterni alle attività, ovviamente per quanto concerne la pedonalizzazione di tratti di strade comunali e/o la possibilità di occupare marciapiedi, parcheggi o parte della carreggiata va tenuto conto della fattibilità tecnica e va fatta un’analisi puntuale zona per zona. La Confesercenti, che sul territorio aquilano è rappresentata dal giovane presidente Mario Antonelli, ha inoltre auspicato che queste misure riguardino la città nella sua interezza ed anche le frazioni e richiesto all’amministrazione di valutare la possibilità di farsi carico degli oneri SIAE che i locali, bar e ristoranti, andranno a sostenere per animare gli spazi esterni delle attività con musica dal vivo, nel periodo estivo (sempre nel rispetto delle regole anticontagio), nell’ottica di favorire la ripresa della socialità all’interno della città e di sostenere le attività commerciali.
Confesercenti ha poi posto l’attenzione su un altro settore che riparte il 18 maggio, vale a dire i negozi di abbigliamento ed accessori moda.
Dall’analisi fatta sul retail italiano, il comparto è destinato a perdere in un anno tra il 15% ed il 25% mentre verosimilmente si ipotizza una crescita del 20% del mercato “online”, che penalizzerà ulteriormente i negozi fisici, “costretti ad abbassare le saracinesche”. Le vendite “reali” e non virtuali della primavera/estate 2020 rischiano di avere un calo del 65% e del 40% per l’autunno inverno, con il pericolo concreto che la merce resti in magazzino, le cosiddette rimanenze, cioè milioni di euro completamente fermi: tra 16% ed il 21% per un “top store”, il 40% per “middle store” e per uno “store indipendente” fino al 55%.
Confesercenti chiede al Governo ed alle Regioni di posticipare i saldi agli inizi di Agosto e, soprattutto di eliminare gli ostacoli alla ripartenza. Non c’è nessun obbligo di sanificare i vestiti provati in negozio. Confesercenti auspica, a pochi giorni dalla riapertura dei negozi, che si definiscano norme centrali, attraverso protocolli concertati con le associazioni di Categoria e non ci si affidi a decisioni locali a dir poco estemporanee. Lavoreremo perché l’Abruzzo, non faccia come la Sardegna, che ha imposto l’obbligo di sanificare i capi provati dai clienti. Un obbligo a sostegno del quale non si porta alcuna prova scientifica e che rischia di rovinare i prodotti e aumentare i costi per i consumatori e per le imprese. Sanificare un indumento vuol dire trasformare un capo nuovo in usato, probabilmente frutto della fantasia di solerti burocrati, vista l’assenza di studi medici che stabiliscano la trasmissibilità del virus attraverso gli indumenti. A lasciare ancora più allibiti è il fatto che l’obbligo si applichi solo ai negozi: il commercio online ne è totalmente escluso, nonostante moltissimi siti offrano ormai la possibilità di provare l’abito e, in caso, rispedirlo al mittente.
Confesercenti sottolinea, inoltre, l’importanza della sanificazione dei locali, prevista sia dal Protocollo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro stipulato da associazioni datoriali e sindacati il 24 aprile, sia dal documento tecnico dell’INAIL. In proposito però occorre ribadire che, in base all’ultimo DPCM, per il settore moda è prevista la sola sanificazione degli ambienti di lavoro, che dovrà essere espletata a cura dal titolare con i normali mezzi di igiene idonei allo scopo.