Pescara. Una scoperta straordinaria per la città di Pescara, che recupera un simbolo di grande valore storico e archeologico; durante i lavori – in atto già da tempo – per la realizzazione del terzo binario della ferrovia tra la stazione centrale e il fiume Pescara, all’altezza del campo Rampigna, sono venute alla luce due stanze di quella che fu l’ex Fortezza del XVI secolo, fatta realizzare da Carlo V d’Asburgo e improvvidamente abbattuta dopo l’Unità d’Italia. Della presenza di alcuni resti del cosiddetto Bagno Borbonico si era avuta già prova a marzo, quando venne allo scoperto parte della parete di cinta; restava da comprendere se questi tratti murari fossero appunto appartenuti alla piazzaforte di Pescara o se fossero strutture portanti del ponte di attraversamento del corso d’acqua.
Su questo ha lavorato negli ultimi mesi lo storico e archeologo della Soprintendenza Andrea Staffa, che ha realizzato una relazione in cui si certifica come il tratto di cinta muraria, e ora di conseguenza anche le due camere, siano appartenute al Bagno. Questa mattina il sindaco di Pescara, Carlo Masci ha visitato il sito proprio per verificare lo stato dei luoghi e di conservazione delle strutture rinvenute.
<Credo sia un momento di grande rilievo storico-culturale per Pescara – ha detto Carlo Masci. La nostra città è sempre stata al centro di una sorta di nebulosa circa le sue origini – spesso volutamente costruita – anche se diverse sono le prove documentali e fisiche che dimostrano il percorso che da Ostia Aeterni in poi ci ha caratterizzato. A differenza di quanto avvenuto in passato – ha continuato – questa volta non sotterreremo o cancelleremo le tracce del passato. Ci daremo da fare perché questo sito divenga un luogo di testimonianza storica che non interferisca con i lavori in atto da parte di rete ferroviaria Italiana>.
Un evento senza dubbio per la cosiddetta “città senza rughe”, rientrante in un progetto di tutela più ampio che metterà insieme amministrazione comunale e Soprintendenza e che coinvolge anche il mosaico di epoca romana del II° secolo d.C., riemerso sulla golena sud del fiume a pochi metri dal ponte Risorgimento.
<E’ mia intenzione – ha concluso Masci – far in modo che questo meravigliosa testimonianza del passato venga escavata, recuperata e ricomposta negli spazi del Museo delle Genti d’Abruzzo. Ringrazio la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo, ringrazio anche Andrea Staffa, la cui presenza al fianco dell’amministrazione ha un’importanza, direi, fondamentale>.
<Le due camere trovate – ha precisato Andrea Staffa – rappresentano gli ambienti interni al Bastione San Vitale, per intenderci quella parte dell’opera fortificata che guardava i monti e Castellammare. E’ interessante riflettere sul fatto che fosse intitolata a un santo bizantino e ravennate, cosa che permette di non escludere che vi possa essere stata in quella zona – ancor prima – una chiesa dedicata, in ogni caso che vi fosse un collegamento con la città romagnola>.