Roma. Lunedì prossimo entrerà in vigore il protocollo siglato dal governo e dalla Cei per consentire il ritorno alla celebrazione dei riti in presenza dei fedeli. Saranno moltissimi i distinguo, tassative le condizioni e decisamente non agevole la fruizione delle Chiese per la “fase 2” dei cattolici.
Fedeli con le mascherine, no al segno della pace, distribuzione della Comunione con il sacerdote munito di guanti e mascherina, mantenendo (difficile capire come) un’adeguata distanza di sicurezza. E ancora: no all’ingresso nelle Chiese “in caso di sintomi influenzali/respiratori o in presenza di temperatura corporea pari o superiore ai 37,5 gradi”, così come a coloro che sono stati in contato con persone positive al Covid-19 nei giorni precedenti. Ecco soltanto alcune delle regole del protocollo sanitario imposto come condicio sine qua non per il ritorno dei fedeli in chiesa.
L’accesso sarà “contingentato e regolato da volontari e/o collaboratori che – indossando adeguati dispositivi di protezione individuale, guanti monouso e un evidente segno di riconoscimento – favoriscono l’accesso e l’uscita e vigilano sul numero massimo di presenza consentite”. Nel documento, sempre per quanto riguarda l’accesso ai luoghi di culto, occorrerà individuare la capienza massima dell’edificio “tenendo conto della distanza minima di sicurezza, che deve essere pari ad almeno un metro laterale e frontale”.
Non manca all’appello il Nodo gordiano degli “assembramenti”. Si prescirve di evitarne “sia nell’edificio sia nei luoghi annessi, come per esempio le sagrestie e il sagrato”. “Laddove la partecipazione attesa dei fedeli superi significativamente il numero massimo di presenze consentite – si legge nel protocollo – si consideri l’ipotesi di incrementare il numero delle celebrazioni liturgiche”.
“Si favorisca per quanto possibile, l’accesso alle persone diversamente abili, prevedendo luoghi appositi per la loro partecipazione alle celebrazioni nel rispetto della normativa vigente”. Agli ingressi dei luoghi di culto “siano resi disponibili liquidi igienizzanti”.
Inoltre, per favorire un accesso ordinato, “durante il quale verrà rispettata la distanza di sicurezza pari ad almeno 1,5 metri, si utilizzino, ove presenti, piu’ ingressi, eventualmente distinguendo quelli riservato all’entrata da quelli riservati all’uscita. Durante l’entrata e l’uscita dei fedeli le porte – stabilisce il decalogo emergenziale – rimangano aperte per favorire un flusso più sicuro ed evitare che maniglie e porte siano toccate”.
I luoghi di culto, comprese le sagrestie, “siano igienizzate regolarmente al termine di ogni celebrazione, mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti ad azione antisettica, avendo cura “di favorire il ricambio dell’aria”.
Al termine di ogni celebrazione “i vasi sacri, le ampolline e altri oggetti utilizzati, come gli stessi microfoni, vengano accuratamente disinfettati” e si continui “a mantenere vuote le acquasantiere della chiesa”.
Durante le celebrazioni, inoltre, “è necessario ridurre al minimo la presenza di concelebranti e ministri, che sono comunque tenuti al rispetto della distanza prevista anche in presbiterio”. Può essere prevista la presenza di un organista ma “in questa fase si ometta il coro”. Magari si canterà dai balconi, absit iniuria verbis.
Le eventuali offerte “non siano raccolte durante la celebrazione ma attraverso appositi contenitori” che possono essere disposti all’ingresso o in un altro luogo ritenuto idoneo. Le disposizioni si applicano “anche nelle celebrazioni diverse da quella eucaristica o inserita in essa: battesimo, matrimonio, unzione degli infermi ed esequie. Il sacramento della Penitenza (confessione) sia amministrato in luoghi ampi e areati, che consentano a loro volta il pieno rispetto delle misure di distanziamento e la riservatezza richiesta dal sacramento stesso”.
Sacerdoti e fedeli dovranno sempre indossare le mascherine. Sono rinviati a data da destinarsi il sacramento della Confermazione (cresima) e della Prima Comunione.
All’ingresso di ogni chiesa sarà affisso un manifesto con le indicazioni essenziali, tra cui il numero massimo dei partecipanti consentiti. Se il luogo di culto non è idoneo al rispetto del Protocollo, “l’Ordinario del luogo può valutare la possibilità di celebrazioni all’aperto”, si “favoriscano le trasmissioni in modalità streaming” per chi non può partecipare alla celebrazione eucaristica.
I tecnicismi del burocratese hanno fatto definitivamente ingresso anche nella Casa del Signore.