L’Aquila. “Le organizzazioni confederali di Cgil Cisl Uil e le federazioni di categoria Fillea Filca e Feneal della provincia dell’Aquila non sono mai state coinvolte, a differenza di altri enti ed organizzazioni di categoria, nella discussione per la stesura dell’ordinanza emanata dal sindaco Pierluigi Biondi che ha di fatto bloccato la ripartenza dei cantieri della ricostruzione pubblica e privata”.
“I sottoscritti ne chiedono il ritiro non condividendola nel merito e nel metodo. Il parere del Prefetto del 4 maggio, ricordando al sindaco l’esistenza del ‘Protocollo Condiviso’ di regolamentazione per il contenimento della diffusione del Covid-19 nei cantieri, adottato il 24 aprile 2020 – all. 7 al Dpcm 26 aprile 2020, con riferimento all’obbligo del tampone sanitario a tutte le maestranze impiegate nei cantieri edili siti nel territorio dell’Aquila, corregge e sconfessa il sindaco ravvisando la possibilità di
un’intesa tra tutte le istituzioni, enti, ordini professionali e associazioni del settore, che preveda l’esercizio facoltativo della sottoposizione a tampone sanitario”.
“Il sindaco della città capoluogo, nonostante ciò, continua ad ignorarci e, oggi, preferendo un dialogo parziale con l’Ance e gli Ordini Professionali, dimostra ancora sgarbo e scorrettezza istituzionale. Il risultato è che solamente all’Aquila prevale un sentimento di confusione nell’intera filiera edile. I cantieri riaprono, ma non all’Aquila. Il Dpcm ed il Protocollo prevedono, inoltre, la costituzione dei Comitati di cantiere nelle grandi realtà dove vi sono Rsu e Rls, ma soprattutto i Comitati territoriali di natura provinciale (vista la struttura del lavoro edile) costituiti dai rappresentanti delle parti sociali e il coinvolgimento dei Rlst e Cpt, con un ruolo importante degli Enti di formazione bilaterale. Le parti sociali dell’edilizia devono assolvere questi compiti. Esistono i protocolli nazionali e quelli vanno rispettati”.