L’Aquila. “Il problema da quello che avverto è che su questa tematica delicata e importante si stia giocando un’altra partita tra forze di maggioranza e di opposizione, invece si sarebbe dovuta attivare una gara alla collaborazione non all’attacco del Governo nazionale che tutto sommato si è comportato correttamente dal punto di vista costituizionale”. Così Carlo di Marco, costituzionalista abruzzese, docente di diritto pubblico alla università di Teramo, sul fenomeno emerso in questa emergenza coronavirus sulle ordinanze dei presidenti delle Regioni contrarie ai principi dei Dpcm nazionali.
“Infatti, a monte dei decreti del presidente del Consiglio dei Ministri ci sono atti legislativi che prevedono la restrizione delle libertà personali per motivi, superiori, di integrità di salute pubblica di fronte alla emergenza coronavirus. Con questi provvedimenti il presidente del Consiglio dei Ministri si assume la responsabilità anche di fronte al Parlamento chiamato a convertire il decreto legge entro 60 giorni – chiarisce il docente -. Sono forme legislative che possono restringere le libertà personale per motivi superiori: e non è vero, come è stato detto, che la Costituazione è sospesa, è pienamente funzionante tanto è vero che anche in situazioni di gravi emergenze prevede con l’articolo 77 la possibilità di decreti. Sarebbe stato grave se non fossero stati approvati decreti legge ma direttamente atti amministrativi del presidente del Consiglio dei Ministri, quelli sì privi di premesse di legge: avrebbe raffigurato la fattispecie di eccesso di potere: in questo caso, ci sarebbe stata una sospensione
dei profili costituzionali conclude”.
“Regioni ed enti locali” continua Di Marco,”devono adeguarsi alle nome che il Governo ha legittimamente emanato: la decretazione delle ordinanze dei presidenti delle Regioni, erroneamente definiti governatori (quelli erano i vicerè del ‘500) non può che confermare i provvedimenti del governo o addirittura emanare disposizioni ancora più restrittive perché il bene superiore in questo momento è la salute pubblica. Non possono essere privilegiati gli interessi di qualche categoria di cittadini che
in questo momento ha maggiore pressione sulle Amministrazioni di determinate regioni – continua -. Questa pletora di ordinanze non nel senso indicato dal Governo nazionale deve andare in una unica direzione e non contraddire, chi più avanti, chi più indietro, basandosi sul ‘liberi tutti’, una situazione che tra le altre cose determina una confusione non solo legislativa ma soprattutto sociale con i sindaci che non hanno un unico orientamento e non sanno quali indicazioni fornire agli organi comunali di vigilanza – spiega ancora il costituzionalista -. Oggi, pur non facendo nomi di partito, registro il fatto che le forze politiche debbano attaccare se sono all’opposizione, alla luce di quanto accade si dovrebbe avere la sensibilità istituzionale e la capacità di fare fronte unico e stabilire un rapporto di leale collaborazione” – conclude.


