L’Aquila. “Dopo numerose lettere, segnalazioni e telefonate, ad oggi, ovvero a quattro giorni dall’inizio della fase 2, agli operatori della Sanstefar Abruzzo non sono ancora stati somministrati test diagnostici per il coronavirus e da lunedì torneranno in contatto con pazienti affetti da patologie gravi e croniche. Tutto questo è inaccettabile, soprattutto se pensiamo che il nostro obiettivo nei prossimi mesi è quello di contenere il virus e tutelare le categorie a rischio”. Con queste parole il consigliere del Pd Abruzzo Antonio Blasioli interviene per denunciare la mancanza di interventi tempestivi e concreti da parte Regione in vista dell’imminente fase 2.
“Dal 4 maggio anche le attività ambulatoriali e domiciliari, sospese a seguito dell’emergenza COVID 19, riprenderanno a pieno regime, ad iniziare da quelle con carattere di urgenza e indifferibilità – ricorda Blasioli -. La necessità di erogare prestazioni ambulatoriali e domiciliari è prevista anche a pazienti ad elevata complessità assistenziale e con situazione clinica di particolare fragilità e immunodepressione.
Fra i centri ambulatoriali di riabilitazione del nostro territorio, che torneranno presto in servizio, ci sono anche quelli del Consorzio San Stef. Ar. Abruzzo, una realtà multispecialistica che comprende 16 Centri Ambulatoriali di Riabilitazione, siti sul territorio della regione Abruzzo, accreditati con il Sistema Sanitario Nazionale per l’erogazione di prestazioni riabilitative multidisciplinari rivolte all’età evolutiva ed all’età adulta.
I centri ambulatoriali San Stef. Ar. Abruzzo si trovano nelle province di Chieti, Pescara, Teramo, L’Aquila ed erogano prestazioni sanitarie e socio-sanitarie volte proprio al recupero funzionale e psico-sociale dei soggetti affetti da menomazioni fisiche, psichiche, sensoriali derivanti da molteplici patologie, nonché servizi medico-specialistici, socio-sanitari, di assistenza protesica e ausili.
La direzione ha inviato una lettera alle 4 Asl d’Abruzzo, al presidente Marsilio e all’assessore Verì già lo scorso 10 aprile, chiedendo che agli operatori sanitari e assimilati fosse fatto il tampone. Non ricevendo risposta hanno inviato un sollecito il 22 aprile. Un sollecito a cui è seguito, visto il nulla di fatto, anche una mia nota, datata 26 aprile, con la quale sollecitavo un intervento immediato, sottolineando la necessità di tutelare operatori e pazienti. A tutto questo è seguito solo un assordante silenzio. Solo la Asl di Teramo si è messa in moto, mentre da quella di Pescara, per entrare nel merito, non è arrivato alcun riscontro. Eppure parliamo di due strutture, fra il capoluogo e Montesilvano, che erogano più di 20mila prestazioni l’anno e che trattano 700 pazienti disabili. In totale, i dipendenti che necessiterebbero di tampone sono 70, 30 su Pescara e 40 su Montesilvano, un intervento piccolo, ma che garantirebbe a pazienti e operatori di riprendere le proprie attività nella massima sicurezza. Invece, non solo la Regione non si è autonomamente attivata per fare i test agli operatori, ma ha anche totalmente ignorato le nostre richieste. Per questo ho deciso di denunciare pubblicamente quanto sta avvenendo, nella speranza che dove non è arrivato il buon senso, arrivi almeno la pressione dell’opinione pubblica. Il rischio di trasmissione del virus e di esposizione dei pazienti al contagio in strutture come queste è troppo alto e in un momento come questo non sono più ammessi errori simili”.