Castiglione Messer Raimondo. “In questi giorni abbiamo vissuto solo in piccola parte le privazioni che hanno vissuto i nostri nonni: noi non abbiamo vissuto il dramma della guerra, ma alcune famiglie hanno sopportato dei lutti per la morte dei loro cari da virus. Noi rispetto a loro siamo stati privati della nostra libertà, ma a casa, e per il nostro bene. Siamo qui per ricordare anche loro. Il 25 aprile è una piccola ripartenza che però ci lascia l’amaro in bocca perché sul campo abbiamo lasciato 14 persone, pezzi di storia di Castiglione”.
E’ quanto ha detto davanti al cippo dei caduti delle guerre per la celebrazione del 25 aprile il sindaco di Castiglione Vincenzo D’Ercole, comune epicentro della ex Zona Rossa della Val Fino che è stata riaperta proprio ieri dalla Regione Abruzzo. Il paese, è uno dei luoghi più colpiti del centrosud: Castiglione Messer Raimondo ha forse il record di contagiati e morti in Italia in rapporto alla popolazione. Duemila abitanti, 14 morti, 80 positivi, centinaia in isolamento. Per questo è stata chiama la Vò d’Abruzzo, anche se il sindaco ritiene che sia giusto anche il paragone con Brembo. D’Ercole, 30 anni, è anche lui ‘libero’ da ieri dopo la quarantena, un isolamento durato 35 giorni per la sua positività al coronavirus.
“Non una telefonata dal presidente della Regione Marsilio: mi ha chiamato il capo della protezione civile Borrelli, ma non lui. Con tutti i morti che abbiamo avuto, non capisco proprio perché non lo abbia fatto. Ma me ne farò un a ragione”. Ha poi continuato il sindaco D’Ercole “ma lo Stato l’ho sentito presente, questo sì” dice “fondi, mascherine, carabinieri, insomma non ci siamo mai sentiti soli, l’Anci Abruzzo e centinaia di sindaci abruzzesi mi sono stati vicino, di ogni schieramento”. La Festa della Liberazione coincide con la riapertura delle zone a rischio della Val Fino, chiuse con decreto dal 17 marzo scorso, una festa “per noi è pur sempre condizionata, siamo ancora ‘dentro’ il problema, ma è certamente meglio.
Poi si verso il 4 maggio e forse torneremo anche noi ad un minimo di normalità” continua D’Ercole “certo, noi ora siamo al secondo giro di mascherine consegnate alla gente quando ci sono comuni anche grossi che non hanno finito la prima distribuzione: questo dà la misura del nostro dramma”.