“Andremo al mare?”, “Potremo trascorrere le ferie in spiaggia?”: sono alcune delle domande che in molti si pongono. Scattata la fase due si dovranno fare i conti con altre abitudini ed esigenze degli italiani, comprese le amatissime vacanze al mare. Ma l’emergenza sanitaria non è passata e nonostante l’economia debba tassativamente ripartire, pur tra sacrifici e azzardi, la strada sembra sempre più in salita, almeno con riguardo al settore balneatorio.
Ciò su cui tutti sembrano d’accordo è che fare previsioni, però, è azzardato. Numerosi pneumologi e virologi sono dell’idea che, almeno al giorno d’oggi e con i dati e le informazioni in nostro possesso, sarebbe meglio non prenotare. Troppe poche garanzie, sia in termini di sicurezza che di pianificazione delle strutture turistiche che, stando a ciò che si apprende, sono in balia degli eventi. Vorrebbero, come tutti, ripartire, ma non sanno come e non arrivano grandi indicazioni a riguardo. Chiaro che si tratta di una situazione borderline, senza precedenti e con delle difficoltà oggettive e concrete.
Lorenza Bonaccorsi, sottosegretaria alla Cultura, prova a essere positiva. “Quest’anno andremo al mare, siamo a lavoro affinché ciò possa accadere. i stiamo lavorando dal punto di vista degli atti amministrativi necessari per gli stabilmenti, immaginando una serie di normative prese con il comitato tecnico scientifico che contemplano l’ipotesi di un distanziamento”. Ma, come riportato da La Repubblica, il sindacato balneari di Confcommercio chiede garanzie: “Serve un’ordinanza nazionale del ministero della Salute che stabilisca modalità uniche per gli stabilimenti di tutto il territorio, concordate con le organizzazioni di categoria”.
Antonio Capacchione, presidente del sindacato balneari, sostiene che soluzioni ve ne sono, dal distanziamento degli ombrelloni alla sanificazione delle attrezzature, passando per la certificazione medica. Ma resta cauto e pone l’attenzione sulla necessità di conoscere l’evoluzione della malattia.
Foto: La Repubblica