L’Aquila. “In attesa che arrivino i primi risultati degli studi clinici sul Remdesivir, l’antivirale studiato per Ebola che è stato tra i primi ad essere testati contro il Covid-19, la Gilead ha aumentato la produzione per poter donare in tutto il mondo 1,5 milioni di dosi della terapia entro fine maggio”, lo afferma Valentino Confalone, vice presidente e general manager per l’Italia di Gilead, secondo cui i primi dati di efficacia dovrebbero arrivare a giorni. “Ci sono diversi studi che stanno verificando se il farmaco è efficace”, spiega Confalone.”Due sono studi Gilead, e dovremmo avere per inizio maggio i risultati, e lo stesso timing è previsto per quelli portati avanti dall’Oms. Anche prima si potrebbero avere i risultati degli studi fatti in Cina.Oltre a questi veri e propri trial in questi mesi abbiamo portato avanti”, continua Valentino Confalone,”un grande programma di uso compassionevole del farmaco, e questo ha consentito di raccogliere una quantità significativa di dati. Sin dalle prime fasi dell’epidemia”,sottolinea il manager, “l’azienda ha aumentato notevolmente la produzione. “Il remdesivir era disponibile solo per gli studi su Ebola, appena due mesi fa la disponibilità era di appena 5mila trattament”.
“Appena scoppiata l’epidemia abbiamo investito massicciamente per accelerare i tempi della produzione, che è abbastanza complessa che ci consentirà di produrre almeno 140mila trattamenti entro fine maggio, 1,5 milioni di dosi, tutti devoluti gratuitamente alle diverse autorità sanitarie nazionali da Gilead, e contiamo di proseguire lo sforzo produttivo per arrivare ad oltre 1 milione di trattamenti entro fine anno, in parte trasformando impianti Gilead e in parte grazie alla rete di partner, anche italiani. Un grosso investimento, anche rischioso visto che”, spiega Valentino Confalone,” ancora i risultati non ci sono, di cui siamo orgogliosi e che testimonia la missione aziendale”.
“Per quanto riguarda Gilead, pur avendo anche materie prime che vengono dalla Cina non abbiamo avuto carenze, abbiamo potenziato la rete dei fornitori e ci siamo mossi in anticipo. Il settore farmaceutico è quello che era più pronto, trattando dei prodotti così sensibili, non ci si può permettere di far mancare un farmaco salvavita. Va aggiunto anche che”, continua Valentino Confalone,” le autorità hanno sempre assicurato una certa elasticità al settore, e che molte aziende farmaceutiche erano già avanti su misure come lo smartworking e altre modalità di lavoro ‘intelligenti’. Per quanto ci riguarda siamo riusciti anche in queste settimane a garantire anche terapie complesse come le terapie cellulari, le famose CAR-T, e abbiamo potuto gestire senza affanni anche l’incremento di domande per le terapie contro l’Hiv. C’è stato un rallentamento nell’arruolamento di pazienti HCV positivi, dovuto alla giusta necessità di numerosi centri di focalizzare i propri sforzi sul coronavirus, ma l’auspicio è”, conclude Valentino Confalone,” riprendere presto perchè c’è un importante obiettivo di sanità pubblica, l’eliminazione dell’epatite C, da conseguire”.