L’Aquila. Dispositivi di protezione individuale inadeguati e mancata valorizzazione professionale degli infermieri: questi i problemi sollevati dai quattro ordini delle professioni infermieristiche d’Abruzzo, nella lettera che hanno inviato stamattina al presidente regionale, Marco Marsilio, all’assessore alla sanità, Nicoletta Verì, e ai direttori generali delle Asl abruzzesi. Nella lettera, gli ordini delle professioni infermieristiche richiedono inoltre un incontro urgente con la Regione Abruzzo.
“I quattro ordini delle professioni infermieristiche della Regione Abruzzo, a nome e per conto dei circa 12mila iscritti, intendono esprimere il loro totale disappunto sulla mancanza di rispetto e considerazione della professione infermieristica dimostrata da questa regione, che in merito all’emergenza Covid-19 è emersa in tutta la sua miseria” scrivono nella lettera Giancarlo Cicolini (presidente dell’Opi di Chieti), Maria Luisa Ianni (L’Aquila), Irene Rosini (Pescara) e Cristian Pediconi (Teramo).
Tra i problemi denunciati dagli infermieri abruzzesi, spicca l'”inadeguata protezione degli operatori con DPI di scarsa qualità, inadatti, e insufficienti”. “I DPI forniti dalla regione attraverso la collaborazione con la protezione civile risultano inadeguati” affermano gli ordini delle professioni infermieristiche. “Manca totalmente la fornitura di copricapo integrali in TNT impermeabili, che possano coprire testa e collo: ci si limita solo alla cuffia. I camici si aprono sul retro, perché non hanno la doppia allacciatura (una interna e una esterna), si alzano sul davanti quando si cammina, non hanno uno schermo di protezione lungo le braccia (interventi di pronosupinazione o di broncoaspirazione), aumentano di fatto il rischio di contaminazione, la fornitura di alcune tute non a norma in quanto manca il requisito contro gli agenti infettivi EN 14123, tra l’altro nemmeno previste tra i DPI, mentre sarebbero le più indicate perché proteggono tutto il corpo” si legge nella lettera.
“Inoltre, anche se le disposizioni ministeriali indicano il camice tra i DPI di protezione da indossare, nulla vieta alla Regione di elevare il grado di protezione e sicurezza degli operatori L. 81 del 2008” continua la lettera. “Nell’ultimo rapporto ISS COVID-19 (n. 2/2020 rev. aggiornato al 28 marzo 2020), si raccomanda di valutare a livello locale quale sia il DPI più idoneo nei vari contesti da utilizzare, ma oltre al danno anche la beffa: infatti, a pagina 10 del documento, si consiglia “l’uso di stivali o scarpe da lavoro agli addetti delle pulizie per ripararsi da eventuali schizzi di materiale organico”, e i nostri decisori dovrebbero essere a conoscenza che l’assistenza a questa tipologia di malati prevede interventi invasivi e non con rischio di schizzi di materiale organico in molti contesti dove si opera, che va dalle terapie intensive ai reparti Covid, fino ad arrivare a considerare gli interventi sul territorio, mentre nel documento regionale non sono previsti i gambali di protezione, contravvenendo non solo alla norma, ma esponendo tutti i lavoratori a un rischio di contagio, poiché di fatto gli arti inferiori e le calzature non vengono protette. Inoltre, l’insufficienza dei DPI porta a non prevedere un cambio durante un turno di lavoro, trattenendo qualsiasi bisogno fisiologico che va dalle 8 alle 10 ore”.
Altro problema denunciato dagli Opi abruzzesi è “l’esclusione totale della professione infermieristica nell’emergenza Covid”. “Infatti, ad oggi, il ruolo della professione infermieristica è considerato quale mero esecutore, non è stata prevista alcuna condivisione e/o partecipazione ad attività direttive o di programmazione a livello regionale” si legge nella lettera. “L’unico progetto orientato sul territorio, e che diffidiamo, sono le USCA”.
“Letto e considerato il contenuto dell’ordinanza del presidente della giunta regionale dell’Abruzzo n. 11 del 20.03.2020, istitutiva delle Unità Speciali di Continuità Assistenziali ai sensi del D.L. 09.03.2020, n. 14”, gli ordini delle professioni infermieristiche “evidenziano e stigmatizzano quanto segue” si legge nella lettera. “L’ordinanza in oggetto, di recepimento e di attuazione regionale dell’art. 8 del D.L. 09.03.2020 n. 14 (recante “Disposizioni urgenti per il potenziamento del servizio sanitario nazionale in relazione all’emergenza Covid-19”), istituisce le “Unità speciali di continuità assistenziale” (USCA) all’interno della Regione Abruzzo”.
“L’allegato A della predetta ordinanza, e più precisamente il punto 5), si occupa dei “Locali e dotazione dei medici”, disponendo che le Aziende forniscano alle USCA un’auto aziendale e, ove possibile, un collaboratore: infermiere/oss/autista” spiegano gli ordini infermieristici. “E’ di tutta evidenza che, così articolata e declinata la previsione di un “collaboratore del medico”, la figura professionale dell’infermiere non solo viene ingiustificatamente e immotivatamente individuata come “collaboratore”, e dunque non considerando la sua autonomia professionale quale “responsabile dell’assistenza”, ma, soprattutto, viene creata, in maniera del tutto illegittima e arbitraria, una sorta di incomprensibile equivalenza di funzioni tra infermiere, oss e autista, professionalità che, è o dovrebbe essere notorio, equivalenti non sono, con evidente e altrettanto illogica corrispondenza e parità di attribuzione fra le tre figure, così creando una indebita interscambiabilità tra gli stessi, e ciò in aperta violazione di legge”.
“Inoltre” continua la lettera “l’ordinanza in argomento fa sì che non sia il medico dell’USCA che, di volta in volta, e in ragione della specificità del caso concreto, sceglie l’operatore che ritiene maggiormente idoneo e competente per fare fronte al suddetto caso, ma è l’Azienda che fornisce, indifferentemente, non essendo previsto tra l’altro alcun criterio di ragionevole selezione, un infermiere, un oss oppure un autista. Si tratta di una scelta non solo incomprensibile ma del tutto illogica e viziata per eccesso di potere, laddove pretende non solo di attribuire alla figura dell’infermiere quella di collaboratore del medico, secondo la vecchia e legislativamente superata logica ancillare dell’ausiliarietà della professione infermieristica a quella medica, ma anche e soprattutto, come già sottolineato, laddove rende sovrapponibili, e dunque interscambiabili, le suddette figure professionali, del tutto diverse tra loro per competenze, profili professionali, mansioni, livelli contrattuali”.
“Tra l’altro, entrando in quelli che sono gli obiettivi della norma, non si comprende come il medico USCA possa aver necessità, indifferentemente, della collaborazione di un infermiere, di un oss e di un autista” continuano gli Opi abruzzesi. “Se può essere comprensibile l’autista, non fosse altro per ragioni legate al rischio di contaminazione nello svolgimento di attività legate al veicolo, non si comprende quale possa essere la “collaborazione” dell’infermiere in relazione all’intervento medico. Al contrario, nel caso si fosse ritenuta indispensabile la “collaborazione del medico”, in forza delle funzioni previste dal “profilo professionale, ossia dal D.M. 739/1994, lo si sarebbe dovuto prevedere espressamente, indicando le attività demandate all’infermiere e la “ratio” della scelta”.
“Si sottolinea inoltre come nello stato d’emergenza attuale e la carenza di infermieri, gli stessi possono essere utilizzati come collaboratori del medico per attività di triage, quando il ministero della salute nelle linee d’indirizzo nazionali sul triage, recepito dalla conferenza Stato-Regioni, la definisce una funzione infermieristica” continua la lettera. “Tutto quanto sopra considerato si invita e diffida la giunta regionale a voler modificare, in parte qua, e per le ragioni suesposte, l’ordinanza del presidente della giunta regionale dell’Abruzzo n. 11 del 20.03.2020, laddove dispone che le Aziende forniscano alle USCA un’auto aziendale e, ove possibile, un collaboratore: infermiere/oss/autista, in maniera indistinta e indifferente, e di affidare all’infermiere le attività di triage”.
“In mancanza, gli ordini professionali, in forza dei fini e degli obiettivi riconosciuti allo stesso dalla legge dello stato (cfr. art. 4, legge 3/2018), si vedrà costretto a tutelare la valorizzazione della funzione sociale degli infermieri iscritti all’albo presso le competenti sedi” concludono gli ordini delle professioni infermieristiche abruzzesi.


