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Coronavirus e animali domestici, cosa cambia con il nuovo decreto? Ecco tutte le informazioni

Francesca Trinchini di Francesca Trinchini
12 Marzo 2020
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L’Aquila. Nessun cambiamento per la mobilità necessaria all’assistenza agli animali e per il loro rifornimento di cibo; inoltre continuano a essere consentite le dovute uscite di casa per i bisogni fisiologici del cane, anche con il nuovo decreto del presidente del consiglio, valido fino a mercoledì 25 marzo compreso. Lo dice la Lega Antivivisezione (Lav), informando di aver “attivato un front desk di emergenza ([email protected] – 06.4461325) sulle ripercussioni dei provvedimenti per contrastare il Coronavirus e il necessario accudimento degli animali, obbligo morale e giuridico anche in situazioni estreme come questa che sta vivendo l’Italia”.

In particolare, fra le attività di commercio “di generi alimentari e di prima necessità” al dettaglio consentite, indica anche il “commercio al dettaglio di piccoli animali domestici”, che nell’elenco di tutte le categorie merceologiche nazionali si riferisce ad “animali domestici – alimenti e articoli, commercio al dettaglio” e quindi ai negozi di cibo per animali o con cibo per animali domestici. Quindi, spiega la Lav, oltre ai negozi di alimentari e ai supermercati, così come ferramenta in zone agricole, che dispongono di cibo per animali di varie specie, sono aperti o devono essere aperti anche quelli specializzati, presso i quali si trovano anche linee di alimentazione necessarie ad animali che soffrono di specifiche patologie. Ovviamente, per recarsi presso questi negozi, è necessaria l’autodichiarazione, sempre con assunzione di responsabilità della persona. Aperte anche le farmacie e le parafarmacie con prodotti per animali. Gli ambulatori veterinari dei liberi professionisti possono essere aperti (la decisione è in capo al singolo titolare), mentre devono continuare a essere esercitati i servizi veterinari pubblici, con le specifiche di cui alla circolare del ministero della salute del 2 marzo scorso.

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“I punti vendita che commercializzano alimenti e beni per animali d’affezione sono considerati ‘di prima necessità’ e quindi rimangono aperti, come avevamo chiesto” afferma la deputata Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, che fornisce altri chiarimenti sul decreto. “La vita e la salute degli animali sono beni tutelati dal codice penale” ricorda l’ex ministro.

In generale, prosegue Brambilla in una nota, “ci si può spostare con gli animali facendo l’autodichiarazione, se l’esigenza è determinata da situazioni di necessità. Sono quindi permesse, in quanto necessità fisiologiche, le normali passeggiate con il cane per lo sgambamento e i bisogni. Anche da un Comune all’altro, se occorre, sono consentiti gli spostamenti per indifferibili necessità mediche dell’animale, ovviamente munendosi di autocertificazione e (meglio ancora) di certificato veterinario”.

“Tra queste necessità” spiega la deputata “rientra l’acquisto di alimenti, normali e speciali, e di tutto quanto serve per accudire. Ma non sarà indispensabile spingersi troppo lontano, perché i negozi di e per animali, come richiesto al governo dell’intergruppo parlamentare, restano aperti. In base allo stesso principio di necessità, i volontari autorizzati che prestano la loro opera in un canile o in un gattile per alimentare o assistere gli animali, possono, con l’autocertificazione, proseguire nella loro attività. Basterà l’autocertificazione anche per occuparsi dei cani di quartiere o delle colonie feline”.

E’ invece sospesa, perché differibile, conclude la deputata, “la gestione di percorsi adottivi. Comprese le operazioni di affido degli animali da parte dei canili sanitari e dei rifugi, salvo esigenze inderogabili”.

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