L’Aquila. L’Abruzzo è pronto per contrastare l’influenza da coronavirus? In molti se lo chiedono. Il primo interrogativo che emerge riguarda le strutture e gli spazi necessari a ospitare pazienti in terapia intensiva e pazienti in quarantena.
Posti in terapia intensiva sufficienti? Secondo gli esperti, il 5-10% dei pazienti colpiti dal virus soffre di una sintomatologia critica, che rende necessario il ricovero in terapia intensiva. L’Abruzzo ha sufficienti posti letto per far fronte a questa esigenza? Dipende dal numero dei contagiati. La risposta è però “no” se consideriamo che gli attuali posti letto di terapia intensiva sono attualmente già occupati per altri pazienti con patologie diverse. Sono stati predisposti piani per tende da campo ospedaliere che suppliscano a tale problematica?
Strutture per la quarantena idonei? Anche qui la risposta è “no”. Secondo il ministero, le strutture abruzzesi non hanno caratteristiche strutturali o igienico-sanitarie idonee. Quindi è necessario cercare ancora altre strutture in regione e pensare a tende idonee, come avvenuto a Roma per i pazienti tornati dalla Cina.
Il personale è stato potenziato? Il personale medico, infermieristico e ausiliario è stato aumentato per fronteggiare l’emergenza? Proprio in questi giorni c’è una protesta dei sindacati infermieristici che denunciano criticità a causa della carenza di personale. Cosa è stato fatto fino a ora?
C’è un call center adeguato? E’ stato attivato un call center unico della Regione Abruzzo per dare spiegazioni e consigli comportamentali alla popolazione nel momento in cui ci sarà il picco dei contagi? L’esperienza del focolaio a Nord ha mostrato che il numero verde non è stato in grado di far fronte alle numerose telefonate. Non era dimensionato in base al numero di richieste. In Abruzzo come si è ovviato a questo problema?
Le procedure di emergenza sono state implementate? Ci sono procedure e attività necessarie per far fronte a un eventuale picco di contagi, come percorsi differenziati negli ospedali, misure straordinarie per sanificare gli ambienti, abbigliamento di sicurezza idoneo con procedure per indossarlo correttamente e ambulanze attrezzate per eventuali numerosi trasferimenti. E’ stato già previsto?

Per ora la Regione sta lavorando per evitare il contagio in Abruzzo e la diffusione del virus. Ha definito dei protocolli operativi nel rispetto di quanto previsto dal nuovo Decreto.
Per coloro che provengono dalle aree del Nord Italia non rientranti nelle zone rosse, si distinguono due tipologie di casi:
gli asintomatici che non hanno avuto contatti significativi con persone a rischio (per essere considerato contatto significativo non basta essere stati su un vagone ferroviario o in un centro commerciale) non vengono presi in carico.
per coloro che accusano invece stati febbrili o altre sintomatologie, viene attivata la sorveglianza sanitaria passiva, vale a dire che il soggetto dovrà prendere contatti con la propria Asl di competenza, comunicare i propri dati e successivamente informare la stessa Asl di eventuali improvvisi peggioramenti.
Per coloro – sempre asintomatici – che hanno avuto invece contatti significativi con persone provenienti dalle zone rosse (o che siano partiti dalle zone rosse prima del divieto di lasciare le stesse aree), c’è l’obbligo dell’isolamento fiduciario domiciliare con sorveglianza sanitaria attiva. Vale a dire che sarà la Asl a contattare, a intervalli regolari, il soggetto e verificare eventuali mutamenti del quadro clinico.
Su queste categorie di soggetti non viene eseguito il test per il Covid 19, a meno di un mutamento significativo del quadro clinico.
Per tutti gli altri casi, restano ferme le indicazioni di non recarsi autonomamente nei pronti soccorso (per evitare la potenziale diffusione di un eventuale contagio), ma rivolgersi sempre prima telefonicamente al proprio medico di famiglia o alle guardie mediche, che attueranno un triage telefonico e solo eventualmente attiveranno il protocollo di presa in carico ospedaliera, che verrà gestito dal 118 in sicurezza.
L’assessore alla Sanità Nicoletta Verì ha parlato di “coniugare l’esigenza di non sottovalutare casi potenziali con la necessità di operare un filtro su criteri ben precisi, perché un accesso indiscriminato e incontrollato ai protocolli rischia di mettere in crisi l’intero sistema, che invece deve essere pienamente operativo per eventuali reali necessità”.
Il consigliere regionale Silvio Paolucci, ex assessore regionale alla Sanità, ha inviato alla Regione una serie di consigli e richieste per affrontare in modo più preparato, tempestivo e incisivo l’emergenza.


