Chieti. Secondo appuntamento con la rassegna letteraria ‘Omnia artis 2020’, organizzata dall’associazione ArteMind e da Irdi-Destinazione, presiedute da Angela Rossi e Massimo Pasqualone.
Il prossimo 6 febbraio, alle 16, al museo Barbella di Chieti saliranno sul palco le scrittrici Monica Pelliccione, Roberta Placida e Isabella Cesarini, che dialogheranno con il critico d’arte Massimo Pasqualone. In contemporanea, verrà inaugurata la mostra degli artisti Antonietta Gentile, Anna Antonia Chiatante e Valeria Verlengia.
Monica Pelliccione, giornalista e scrittrice aquilana, storica firma del quotidiano Il Centro, è autrice di diversi saggi: L’Aquila e il polo elettronico (2005), Nel nome di Celestino (2009), San Pietro della Jenca (2013), Storie di donne (2019), L’Aquila- Le 100 Meraviglie (+1) e Pastori d’Abruzzo (2019). Al museo Barbella, presenterà Pastori d’Abruzzo, un testo che ha già ottenuto due riconoscimenti nazionali, in cui la giornalista intreccia, in un ideale filo di narrazione poetica, i cammini della transumanza lungo il reticolato dei tratturi. Una storia di tradizioni e cultura, di cui è intriso il teritorio e che assume una valenza ancora più elevata alla luce del riconoscimento Unesco della transumanza quale patrimonio immateriale dell’umanità.
Roberta Placida, laziale ma marsicana di adozione, docente di lettere al liceo scientifico Vitruvio Pollione di Avezzano e vice presidente dell’associazione “Amici dell’immagine”, è autrice dei componimenti e delle fotografie haiga, che animano il libro Haikugrafia. La pubblicazione ha ricevuto diversi premi in ambito culturale per essere un’opera editoriale all’avanguardia.
Isabella Cesarini commenterà il testo ‘Edificio Fellini. Anime e corpi di Federico’: un’indagine sui personaggi che hanno segnato la formazione del grande regista e la sua carriera. Un viaggio tra le sue fondamenta culturali, che va da Italo Calvino a Charles Dickens, da Ennio Flaiano a Edgar Allan Poe, da Dino Buzzati a Gustavo Rol. Il tutto osservato attraverso la lente della pasicologia analitica, poiché un’assidua frequentazione ha legato, per molti anni, il regista romagnolo a Bernhard. Il suo estro ha dato vita ad un cinema che è una vera e propria festa onirica.