Quali sarebbero in pratica? Come perforare un pozzo di petrolio? Come gestire un oleodotto? Come interagire con i dirigenti dei paesi del sud del mondo per accaparrarsi le risorse naturali? Forse sarebbe meglio dire depredare il Pianeta: chissà come i dirigenti scolastici vorrebbero che i loro docenti di italiano qualificassero le azioni dell’ENI in quei paesi, raccontate da rapporti di Amnesty International e di altre associazioni.
Agli uffici stampa di ENI va però riconosciuta la competenza nel green washing! Quindi con le parole sono molto bravi, ma non altrettanto nel salvaguardare l’ambiente. In questo Paese dove opera anche ENI, noi viviamo con i nostri figli.
A loro vorremmo si parlasse delle 400 tonnellate di petrolio disperse da ENI a Viggiano, in Basilicata, con una contaminazione pesantissima dell’acqua di falda. Dobbiamo fare l’elenco delle sostanze pericolose immesse nell’ambiente? Vogliamo parlare delle emissioni di gas
clima-alteranti derivanti dal principale business di ENI, la vendita e raffinazione di idrocarburi?
Ai nostri figli, grazie ai modelli di sviluppo imposti dagli affari dell’ENI, lasciamo vasti territori da bonificare, in Italia e all’estero.
Ai nostri figli stiamo già parlando per avvertirli sugli effetti del cambiamento climatico innescato dall’uso selvaggio delle fonti fossili grazie alle quali ENI fa grandi profitti e distribuisce lauti dividendi.
Ora grazie a quest’accordo inqualificabile, l’Associazione dei Presidi vorrebbe far mettere le mani dell’azienda sui nostri figli, sulla loro educazione. Guarda caso proprio ora che stanno scendendo in piazza per reclamare un futuro diverso.
Chiediamo ai Dirigenti Scolastici di rompere immediatamente quest’accordo e di dare il buon esempio ai ragazzi scendendo in piazza con loro e con noi per imporre ad aziende come l’ENI quello che chiedono ormai tutti gli esperti di clima del mondo: lo stop all’uso delle fonti fossili e il rispetto per il nostro Pianeta e la salute dei cittadini, a partire dai bambini.