L’Aquila. In uno scenario nel quale la continua evoluzione tecnologica influenza ogni azione del nostro vivere quotidiano, lo sforzo della polizia postale e delle comunicazioni nell’anno 2019 è stato costantemente indirizzato alla prevenzione e al contrasto della criminalità informatica in generale, con particolare riferimento ai reati di precipua competenza di questa specialità. Il ritmo frenetico delle innovazioni tecnologiche e dei nuovi mezzi di comunicazione, conseguenti alla diffusione di Internet su larga scala e, in particolare, la progressiva diffusione di smartphones e tablets tra i minori, sono solo alcuni degli elementi che agevolano le forme di aggressione in rete verso l’infanzia e l’adolescenza, determinando, di conseguenza, un notevole incremento non solo di reati che vedono coinvolti i minori online, quali la pornografia minorile e il cyberbullismo, ma anche della diffusione di altre forme di aggressione nei loro confronti, come le condotte autolesioniste, le cosiddette challenges, come ad esempio il Blue Whale e Binge Drinking. Considerato che uno degli aspetti propri del web che caratterizzano tali fenomeni, nonché tutte le comunità virtuali, è l’assenza di confini e, quindi, la sovranazionalità, che implica la presenza di utenti che si connettono dall’estero con server attestati in altri Paesi, l’attività di cooperazione internazionale, instaurata nel corso degli anni dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) tramite Europol e Interpol, sia con paesi dell’Unione europea, sia extraeuropei, è di assoluta importanza, in quanto consente uno scambio info investigativo, nonché di condivisione di nuove tecniche di indagine e buone prassi nella materia.
Operazione “Dirty Ware”: nell’ambito di un’attività coordinata dal C.N.C.P.O. e dal Compartimento Polizia Postale di Pescara, su segnalazione della polizia canadese, sono state sviluppate tracce informatiche riconducibili a cittadini italiani indiziati per i reati di divulgazione e detenzione di materiale pedopornografico perpetrati in Rete attraverso i noti servizi di messaggistica istantanea “KIK” e “Wattpad”. La Procura della Repubblica dell’Aquila ha pertanto emesso 11 decreti di perquisizione personali e domiciliari, eseguiti sul territorio nazionale, nei confronti di altrettanti utenti italiani. L’attività si è conclusa con 10 denunciati ed 1 arrestato.

