Vasto. Azione Civile, movimento fondato dall’ex pm e oggi avvocato Antonio Ingroia, esprime sconcerto per gli ultimi capitoli delle annose e travagliate vicende dell’ospedale di Vasto. Un ospedale dove, dopo anni di promesse e annunci, l’emodinamica appare sempre più una chimera e quasi periodicamente vengono lanciati allarmi per mancanze e depotenziamenti. Che, in tutto questo scenario, si debba registrare la chiusura da parte dei Nas della cucina (e ricordiamo che i pasti sono stati affidati, incredibilmente, ad una società privata che li fa viaggiare quotidianamente per mezza provincia) già dovrebbe bastare per portare lo sconcerto a livelli inaccettabili.
E non commentiamo, solo perché ormai manca qualsiasi parola che possa descriverli come meritano, le reazioni e gli scaricabarile della “politica” (le virgolette non sono casuali) che per anni ha taciuto, racconto “verità di comodo” e ignorato quanto stava accadendo a Vasto (descrivendo la situazione come quella di un paradiso in terra esistente solo nelle loro chiacchiere elettorali e propagande …). A detta del supermanager, poi, sarebbero necessari per ristrutturare e rimettere a norma una cucina 500.000 euro che l’Azienda Sanitaria non avrebbe. In pratica il pubblico, che dovrebbe controllare e vigilare sul rispetto delle leggi da parte degli altri, afferma candidamente che non avrebbe i soldi per farlo … E, invece, assistiamo addirittura al supermanager neo nominato (e che, come i suoi colleghi delle altre ASL, ha visto lo stipendio aumentare rispetto ai predecessori prima ancora della nomina) attaccare sui social chi ha denunciato le carenze riscontrate dai Nas. Addirittura addossando a loro, testualmente “colpe”. Per poi aggiungere che a Vasto non si cucinava più e non si cucinerà più. Un atteggiamento che ci ricorda epoche, dominate da una “politica” che considerava il bene comune solo occasione per ostentazione di potere, clientele e favori, probabilmente mai finite in questo territorio. E che solo la penna del Silone di Fontamara ha saputo descrivere come necessario. Ma qui non ci sono, o almeno non dovrebbero, esserci principi di Torlonia.
E la stessa ASL che dovrebbe garantire i diritti dei più deboli e fragili. Lo sancisce la Costituzione, una miriade di leggi e il significato di quella che viene ancora definita “sanità pubblica”. Ma, come già sottolineato nelle scorse settimane, troppo spesso non è così dieci anni dopo “Sanitopoli” – ed è francamente inaccettabile che gli ospedali soffrono ancora vere e proprie mannaie economiche mentre aumentano sempre più i finanziamenti alle cliniche private – e dall’allora sbandierata fine del commissariamento. Marie Helene Benedetti, nonostante una sentenza di tribunale e le recenti “rassicurazioni” dell’assessore Verì, si ritrova a dover proseguire la propria protesta sempre più drammatica ed esasperata. Per vedere riconosciute le giuste e sacrosante cure al figlio Thomas Marie Helene ha annunciato in questi giorni che si appresta ad iniziare uno sciopero della fame e della sete. Il suo indignato grido, così come quello di altre famiglie che segnalano analoghe situazioni, lo facciamo nostro. Torniamo ad esprimerle solidarietà e sostegno, ritenendo vergognoso e inaccettabile quanto sta subendo.