L’Aquila. Le associazioni ambientaliste sono intervenute ripetutamente in merito agli interventi previsti dal Masterplan per il bacino sciistico della Majelletta così come descritti nel corso di ripetute conferenze stampa e riunioni i cui verbali, almeno i primi 11, sono stati oggetto di accesso agli atti da parte della Soa, la stazione ornitologica abruzzese.
“Recentemente”, si legge in una nota a firma di Massimo Pellegrini, presidente della stazione ornitologia abruzzese Onlus, Stefano Orlandini, presidente dell’Onlus “Salviamo l’orso”, Stefano Allavena, delegato Lipu Abruzzo e Fabio Borlenghi, responsabile di Artura per l’Abruzzo, “dopo l’insediamento della nuova Giunta Regionale e la nomina del nuovo Presidente dell’Ente Parco Nazionale della Majella, sembrerebbe che le previsioni oggetto delle precedenti osservazioni delle Associazioni siano state parzialmente modificate. Si tratta comunque sempre di uno strumento di pianificazione ed indirizzo che dovrà concretizzarsi con successive progettazioni esecutive. Le associazioni Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus, Salviamo L’Orso, Altura e Lipu, in attesa di poter esaminare le proposte progettuali e basandosi su quanto descritto dall’Assessore Mauro Febbo in una recente conferenza stampa, ritengono opportuno intervenire su alcuni contenuti del Piano al fine di consentire nei tempi dovuti uno scambio di opinioni ed un invio di informazioni prima della redazione dei singoli progetti esecutivi”.
“La realizzazione/sostituzione degli impianti esistenti prevede come noto sia uno Studio di Incidenza Ambientale sia la presentazione della documentazione per la Valutazione di Impatto Ambientale completi delle necessarie misure sia di mitigazione (es: rinverdimento piste e tracciati con le specie vegetali autoctone) che di compensazione (es: creazione di punti di abbeverata per fauna selvatica), le associazioni seguiranno con particolare attenzione tale procedura istruttoria al fine di verificarne i contenuti e la cogenza con la normativa vigente, in particolare il Piano Speciale Territoriale esistente per la stessa area, delle misure regionali per la tutela dei SIC e delle ZPS nonché del Decreto sulle Misure Minime di Conservazione delle ZPS emanato nel 2008 dal Ministero dell’Ambiente”, fanno sapere le associazioni, “Nel Masterplan sono previsti oltre 21 milioni di euro di fondi pubblici dei contribuenti ma, dichiara l’assessore Mauro Febbo, gli interventi previsti dovrebbero superare i 30 milioni paventando, in caso di mancata contribuzione di privati, il ricorso ad ulteriori sovvenzioni private e/o pubbliche”.
“Se si considerano gli effetti a medio termine dei cambiamenti climatici che stanno riducendo, in tutta l’Italia, Alpi comprese, i tempi utili per il turismo dello sci e si valutano i tempi di “ammortamento” delle ingenti risorse pubbliche destinate alla Majelletta”, spiegano nella nota, “ci si chiede se sia accettabile spendere 30 milioni di euro per la Majelletta ed inoltre 12 M€ per gli impianti della Magnola, il primo in un Parco nazionale e il secondo nel Parco regionale Sirente-Velino, territori con bellezze e caratteristiche ambientali uniche altrimenti valorizzabili in maniera certamente più rispettosa della biodiversità e del paesaggio. Tra l’altro il turismo estivo ed invernale connesso ai valori naturalistici e per il benessere è in fortissima ascesa, a fronte di una stagnazione di quello legato allo sci, come riportato in uno dei verbali di cui sopra , da un noto esperto nazionale di impianti sciistici consultato in merito al Piano in argomento. In un parco nazionale e con i cambiamenti climatici ormai evidenti, ci si aspetterebbe una completa inversione delle quantità di investimenti assegnati tra impianti scioviari e altre iniziative, come sentieristica, attività esperenziale, mobilità sostenibile ed altro”.
“E’ da considerare ad esempio”, precisano le associazioni, “che 21 milioni di euro costituiscono 15 anni di finanziamenti per il funzionamento delle 25 riserve naturali regionali che in diversi casi hanno assicurato la creazione di un forte ritorno turistico anche in termini di immagine e di posti di lavoro diretti o connessi (si pensi a Punta Aderci , alle Gole del Sagittario o alla Riserva del Lago di Penne). Senza poi contare quelle attività, come la canoa sul Tirino, che garantiscono decine di migliaia di presenza ad alto valore aggiunto. Se si allarga ancora di più il campo delle priorità, una tale spesa esorbitante avverrebbe in una Regione dove per tutti gli interventi straordinari ed ordinari destinati alla viabilità dell’intera provincia di Chieti ed indispensabili per assicurare i collegamenti tra i numerosi paesi è prevista una spesa di soli 13 milioni di euro. Se si vuole rimanere sul turismo se si continua ad investire a senso unico erodendo il patrimonio ambientale certamente non si svilupperà mai come avvenuto in altri luoghi quel turismo ecocompatibile in forte crescita in tutto il mondo al contrario del turismo dello sci”.
“Punti potenzialmente positivi se realizzati con le dovute modalità di mitigazione e compensazione ambientali”, sottolineano le associazioni abruzzesi, potrebbero essere il “Concentramento degli accessi nelle aree di media/bassa quota, essenzialmente Passo Lanciano, con relativi parcheggi e servizi e limitazione, sia in periodo invernale che estivo, degli accessi di veicoli privati e di autobus alle alte quote, l’utilizzo di un nuovo impianto da Fonte Tettone all’area del Rifugio Pomilio, mediante il recupero di un impianto esistente ma in disuso, potrebbe essere un elemento di miglioramento delle condizioni ambientali se finalizzato ad una fruizione meno impattante ma solo se tassativamente alternativo anche nel periodo estivo all’attuale accesso viario e l’acquisizione ed adeguamento di alcuni fabbricati in località Mirastelle da destinare ad attività di servizi (si tratta di abitazioni realizzate negli anni ’60 molte delle quali in abbandono ed in vendita) mediante un restyling sia architettonico che di carattere ecocompatibile (esempio di bio-architettura e risparmio energetico) ed evitando quindi la realizzazione di nuovi fabbricati e promuovendo la riduzione delle cubature esistenti”.
Tra gli aspetti negativi e le criticità le associazioni sottolineano come il “collegamento dei due attuali bacini sciistici come da previsioni del PST vigente e coerente con i limiti imposti dal DPR 17 ottobre 2007 per le ZPS può essere un elemento di razionalizzazione solo escludendo nuovi impianti di arroccamento dal versante pescarese (Roccamorice e/o Lettomanoppello),richiesti dai Sindaci locali solo sulla base di una logica di campanile, i cui costi sia di realizzazione che, ancora di più di gestione, ed il cui impatto ambientale (raddoppio della sede stradale esistente con sbancamenti rocciosi voluminosi e tagli forestali) sarebbero particolarmente ingenti ed ai quali si aggiungerebbero il costo e l’impatto delle attività di manutenzione straordinaria, ordinaria e di realizzazione di nuove infrastrutture per la ricezione alla base dell’impianto di arroccamento”
“Una forte criticità”, continuano i quattro, “sia dal punto di vista meramente normativo che di impatti, è rappresentata dalla ventilata realizzazione di invasi destinati all’innevamento artificiale a causa della limitatissima disponibilità di risorse idriche in zona peraltro già utilizzate per fini idropotabili (es: sorgenti del Fiume Foro e di Fonte Tettone). Anche la eventuale realizzazione di opere di impermeabilizzazione di grandi aree per la raccolta e convogliamento di acque piovane negli invasi comporterebbe notevoli danni al naturale deflusso delle stesse verso gli acquiferi che alimentano le sorgenti. Inoltre il ciclo idrico sarà sempre più influenzato dai cambiamenti climatici. Si ritiene che l’intervento sia ecologicamente ed economicamente insostenibile anche perché con il continuo innalzamento delle temperature medie e con l’ aumento di eventi climatici estremi (alternarsi di nevicate improvvise, piogge a carattere temporalesco e giornate con venti meridionali) la permanenza al suolo della neve artificiale è, e sarà, sempre di minore durata con una costante lievitazione dei costi sia economici che ambientali”.
“Infine”, concludono Pellegrini, Orlandini, Allavena e Borlenghi, “avendo letto i verbali delle prime 11 riunioni, dovrebbe essere meglio chiarito chi gestirà nel breve, medio e lungo periodo tutti gli impianti ed i manufatti che verrebbero realizzati, visto che in alcuni passaggi si ventila l’ipotesi di una gestione pubblica con tutti gli ulteriori oneri di gestione ordinaria che sarebbero connessi e che dovrebbero essere esplicitati per trasparenza fin dall’inizio”.