L’Aquila. Mauro Nardella, componente del comitato organizzativo nazionale Uil Pa Polizia Penitenziaria, è stato invitato a relazionare nella sala Carpegna del Senato in merito al ddl Corbetta sull’equiparazione delle vittime del dovere alle vittime del terrorismo. “Il motivo che ci spinge a puntellare tale necessità di uguaglianza” ha affermato Nardella “non risiede solo nei nostri pensieri di colleghi legati a coloro che ci hanno lasciato, o hanno lasciato parte di sé, nello svolgimento del proprio dovere, ma immerge le sue radici in una riedificazione storica e giuridica ben ferma. L’attenta analisi del dato normativo rivela come oggi permanga un’inammissibile sperequazione e una disomogeneità di trattamento tra “vittime del dovere”, “vittime del terrorismo” e “vittime della criminalità organizzata”, in netto contrasto proprio con il riconoscimento della dignità umana e l’impegno giuridico al pieno sviluppo del principio personalista, che deve prescindere dalla contingente e accidentale diversità della tipologia dell’evento delittuoso”.
“L’estensione a costoro, nonché ai loro familiari e equiparati, dei benefici già previsti per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, rappresenta un atto doveroso da parte dello Stato, in nome della istanza egualitaria, ontologicamente appartenente al nostro ordinamento e del principio di tutela della persona, ad essa connesso” ha continuato Nardella. “In ogni luogo e in ogni tempo ci sono stati uomini che, in nome dei propri valori privati e pubblici, hanno tenuto testa a ostilità e ostacoli per contribuire alla grandezza del proprio paese, consci e fieri della loro delicatezza. C’è sempre stata una categoria di uomini che ha deciso di dedicare i propri sforzi alla giustizia e alla libertà di tutti, per tutti”.
“L’obiettivo finale è l’omaggio all’altro e alla collettività. La storia d’Italia è ammattonata di atti eroici di uomini in uniforme e nel corso dei secoli sono state tante le pendenze di questa loro eccelsa immolazione per il dovere e tante le sfavillanti dimostrazioni di morigeratezza senza riserve. La dignità dell’uomo, quale principio costituzionale, deve essere colta essenzialmente in combinazione con quella istanza egualitaria, che discende dall’articolo 3, che il primo comma scolpisce a chiare lettere. Vi è cioè una contiguità tra tensione etica al riconoscimento della dignità umana e l’impegno giuridico al pieno sviluppo del principio personalista e dunque di rendere il richiamo alla dignità essenziale sul piano valoriale. L’obiettivo della equiparazione sulla scorta del dettato costituzionale appare dunque necessitata e non ulteriormente prorogabile. Il costo della mancata equiparazione non può che essere l’offesa della dignità umana. Ed è questo un costo che lo Stato di diritto non può sostenere” ha concluso Nardella.