L’Aquila. “Scriverò una poesia dedicata a L’Aquila, ma sarà un’Aquila verde: simbolo della vita e della speranza”. A dirlo è stato il poeta Homero Aridjis – ospite d’onore della 18esima edizione del premio letterario internazionale “L’Aquila – Bper Banca” intitolato a Laudomia Bonanni – alla richiesta del sindaco Pierluigi Biondi di dedicare, come da tradizione per gli ospiti del premio Bonanni, una poesia alla città.
E infatti quest’edizione del premio è stata, più delle altre, all’insegna del “green“: la scrittrice aquilana Laudomia Bonanni è stata una dei primi in Italia ad affrontare, nella sua attività giornalistica, il problema dell’inquinamento; e lo stesso Homero Aridjis è celebre per aver fondato in Messico il “Grupo de los cien“, il Gruppo dei cento, per la salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità. Nel corso della cerimonia di premiazione, svoltasi ieri a L’Aquila presso l’Auditorium del Parco, Homero Aridjis ha esortato il pubblico, specialmente i giovani, a “ricostruire un’Aquila umana, verde, futura ma anche antica, a contatto con la terra, come ci dice la chica Greta“, la giovane Greta Thunberg. “Se io rimanessi un altro giorno a L’Aquila” ha affermato il poeta “pianterei un albero, come simbolo di rinascita”.
Rinascita dopo il terremoto – che peraltro Aridjis ha conosciuto da vicino, visto che nel 1985 un terremoto ha devastato Città del Messico, dove lui risiede – anche attraverso la cultura e la poesia: ed ecco che durante la premiazione si è avuto modo di parlare anche dell’antologia poetica “La parola che ricostruisce. Poeti italiani per L’Aquila a dieci anni dal terremoto”, curata da Anna Maria Giancarli, che fa parte della giuria tecnica del premio assieme ad altri nomi di primissimo rilievo nel panorama culturale italiano, quali Sergio Zavoli, Marco Santagata, Francesco Sabatini, Renato Minore, Liliana Biondi. A presiedere la giuria tecnica, l’onorevole Stefania Pezzopane, che ha parlato di come la poesia sia anche – e forse soprattutto – impegno civile, come ci dimostra lo stesso Homero Aridjis, da sempre attivo su questo fronte. “La cultura non è neutra, è indispensabile per l’emancipazione delle persone” ha affermato l’onorevole Pezzopane, ed è per questo che il premio letterario Bonanni è l’unico in Italia a coinvolgere anche i detenuti, nello specifico quelli del carcere Costarelle, a cui è andato un premio in denaro per l’acquisto di libri e materiali didattici.
Il premio Bonanni è anche uno dei pochi a coinvolgere radicalmente i giovani, in particolare gli studenti delle scuole superiori, che possono sia gareggiare in qualità di poeti, sia far parte della giuria. Infatti, nell’ambito della sezione A del premio, riservata alla poesia edita, la giuria tecnica seleziona una rosa di tre finalisti, mentre la giuria giovani, composta da studenti delle scuole superiori della provincia dell’Aquila, sceglie fra i tre un primo classificato. Quest’anno i giovani giurati sono stati Federica Pianezza e Martina Baglione (IIS “Amedeo d’Aosta” dell’Aquila), Lucia Amatilli e Giulia Pietrosanti (liceo classico “A. Torlonia” di Avezzano), Sarah Veralli e Niccolò Panepucci (liceo classico “D. Cotugno” dell’Aquila), Elena Terrone (liceo scientifico di Carsoli) e Giorgia Lucci (ITET “Andrea Argoli” di Tagliacozzo).
La sezione B del premio Bonanni, invece, è riservata alla poesia inedita prodotta dagli studenti delle scuole superiori. Quest’anno, i vincitori di questa sezione, decretati dalla giuria tecnica, sono stati, ex aequo, Aurora Salvatori (con la poesia “Davanti a tutti”) e Leonardo Grimaldi (con le poesie “Astianatte” e “Tempo”). Frequentano entrambi l’ultimo anno del liceo classico “D. Cotugno” a L’Aquila. Leonardo Grimaldi, che a detta della giuria tecnica “ha due anime, una classica e una romantica”, è innamorato di Leopardi – infatti ha origini recanatesi – e dei poeti greci e latini. Aurora Salvatori, proiettata in una dimensione più intimista e contemporanea, prende a modello Alda Merini e Montale. Ai due giovani poeti Homero Aridjis ha augurato di “continuare a scrivere poesie per tutta la vita, perché la vita è poesia”.
“È stata mia nonna a trasmettermi la passione della poesia” ci ha raccontato Aurora Salvatori. “Scrivo poesie fin da quando ero piccola, ma le ho sempre tenute nel cassetto. Ricevere un riconoscimento del genere è stata una grandissima soddisfazione”. Leonardo Grimaldi, invece, si è “scoperto poeta” solo recentemente: “È successo tutto all’improvviso, non mi sarei mai aspettato di ritrovarmi qui”.
Fra i tre finalisti della sezione A – Gilberto Isella con “Arepo”, Giorgio Linguaglossa con “Il tedio di Dio. Viaggio nel paese delle ombre” e Giancarlo Pontiggia con “Il moto delle cose” – è stato quest’ultimo ad aggiudicarsi il primo posto. Sono stati comunque premiati tutti e tre nel corso della cerimonia. Introducendo il volume di Gilberto Isella, “Arepo”, il giurato Marco Santagata ha parlato di come il titolo della raccolta sia il palindromo di “opera”, una parola polisemica che stimola profondamente l’immaginazione, proprio come i componimenti di Isella, nei quali è impossibile cogliere un singolo significato. “Per me la poesia è soprattutto sovversione” ha affermato Isella, premiato dal vicesindaco dell’Aquila, Raffaele Daniele. Nella poesia “non vi è impegno politico”, ma qualcosa di più alto: “impegno etico, morale, civile”.
Quella di Giorgio Linguaglossa, come ha spiegato la giurata Anna Maria Giancarli, è invece una poesia di contraddizione e paradosso, dal ritmo sincopato. La memoria, che, “scavando nell’inconscio, combatte contro l’oblio”, ne è il tema centrale. Linguaglossa, che si è ispirato sia alla mitologia omerica che all’universo di Borges, è stato premiato da Guido Serafini, direttore dell’area adriatica della Bper.
Le motivazioni della vittoria di Giancarlo Pontiggia sono state esposte dal giurato Renato Minore: il suo “pensiero lieve, fluido, incessante” si riflette in un “verso impeccabile, limpido, classico”, che dà un “senso di sospensione e incantamento”. Un po’ come l’ispirazione dell’ultima poesia della raccolta “Il moto delle cose”, il celebre “tuffatore di Paestum”, che a detta del poeta “è sospeso a metà tra il trampolino e l’acqua. Non si capisce dove stia andando, se verso la morte o verso la vita”. Pontiggia è stato premiato dal segretario del premio, Giuliano Tomassi, dal presidente del premio, Raffaele Marola, e dall’onorevole Stefania Pezzopane.
L’ospite d’onore Homero Aridjis, affiancato dal traduttore Valerio Nardoni – che ha anche curato l’edizione italiana della sua ultima raccolta di poesie, “Del cielo e le sue meraviglie, della terra e le sue miserie” – ha letto al pubblico alcune sue poesie, che sono state poi interpretate in traduzione italiana dalla presentatrice del premio, Eva Martelli. Nato da padre greco e madre messicana, Aridjis si è sempre considerato “figlio di due mitologie”, un tema ricorrente nella sua opera. Conversando con il pubblico, Aridjis ha anche tracciato un parallelo tra la mitologia azteca e il nome della città dell’Aquila. Secondo la leggenda, gli aztechi avrebbero scelto di fondare Città del Messico nel luogo dove un’aquila era stata avvistata mentre divorava un serpente. Per loro, il serpente rappresentava la terra, l’aquila invece l’aria: Città del Messico, dunque, sorge dove cielo e terra si incontrano. “Voi vivete nel cielo” ha detto Aridjis agli aquilani “e respirate quell’aria”.
Aridjis è particolarmente legato alla tradizione letteraria italiana – i suoi preferiti? Dante e Salgari – ma prima ancora a quella latina: “Domani andrò a Sulmona, il luogo di nascita di Ovidio, il più grande poeta figlio degli Abruzzi”. In inglese, “latino” è l’aggettivo usato per indicare il Sud America, ma per Aridjis l’appellativo di “poeta latino” significa qualcosa di più di “poeta messicano”: è il filo che lo lega a Virgilio, Orazio, Ovidio.
Infine, con l’augurio di Aridjis che L’Aquila diventi “un modello per l’Italia e l’Europa”, si è chiusa quest’edizione del premio letterario intitolato a Laudomia Bonanni.
Francesca Trinchini