L’Aquila. Sull’Imu che grava sui terreni agricoli si rischia il caos. I pagamenti sono stati congelati sino al 26 gennaio, oggi il Tar del Lazio doveva decidere se confermare la sospensione del regolamento varato dal Tesoro e finito nel mirino del tribunale amministrativo subito dopo Natale, ma non l’ha fatto. Dunque, a quattro giorni dalla scadenza, c’è il rischio che i proprietari di terreni agricoli montani siano chiamati a pagare. Subito.
A generare il caos è il parametro altimetrico adottato per l’imposta 2014 che non tiene conto delle peculiarità territoriali e delle coltivazioni; l’applicazione del tributo prevedeva, infatti, un’esenzione in modo indifferenziato solo per i terreni montani al di sopra di 600 metri d’altitudine; esenti invece quelli coltivati da imprenditori agricoli professionisti e coltivatori diretti tra i 600 metri e i 281 metri d’altitudine, mentre al di sotto erano tutti tenuti all’intero versamento.
L’Imu sui terreni agricoli ”è una tassa veramente vessatoria, da eliminare o riformare completamente. Quella poi sui terreni montani, che nella nostra provincia toccherà buona parte del territorio addirittura insensata” Lo ha detto il presidente di Confagricoltura L’Aquila, Fabrizio Lobene ”Abbiamo chiesto al Governo di sedersi intorno a un tavolo per riformulare le condizioni di questa tassa e soprattutto di fare chiarezza sul tema.” I proprietari dei terreni agricoli sono nella più profonda confusione: da una parte il Governo ha preparato un decreto che cambia le regole ma solo a partire dal 2015 e che fonda la distinzione fra terreni esenti e soggetti ad imposta sulla base della classificazione ISTAT che divide i Comuni in “montani” ove i terreni risultano tutti esenti, “parzialmente montani” ove i terreni esenti saranno solamente quelli di proprietà di CD o IAP, e “non montani” per i quali non è prevista alcuna esenzione; dall’altra la scadenza del prossimo 26 gennaio che riguarda il 2014, che chiama i proprietari alle casse con l’utilizzo dei vecchi criteri dettati dal decreto del 28 novembre 2014 che basa l’imposizione sull’altitudine della casa comunale. Si ricorda che stando a queste regole l’esenzione spetterebbe esclusivamente per i terreni situati in Comuni la cui altitudine supera i 601 metri, mentre un’esenzione parziale è prevista per i CD o IAP proprietari di terreni che si trovano in Comuni la cui altezza è ricompresa tra i 281 e i 600 metri. Su tutti, poi, pende la scure del Tar del Lazio che ha già sospeso il decreto ritenuto “irragionevole” ma potrebbe non confermare la sospensione, ma poi bocciare il meccanismo dell’imposta, in un’udienza ancora da fissare. In questo caso i proprietari dei terreni agricoli, anche quelli incolti e abbandonati, sarebbero chiamati a pagare entro il 26 gennaio 2015 e sperare in un successivo rimborso a seguito della definizione della controversia amministrativa.
Anche Coldiretti Abruzzo interviene in riferimento all’esito dell’udienza in camera di consiglio, davanti alla seconda sezione del Tar del Lazio che non ha concesso una nuova sospensiva e deciderà direttamente nel merito sui ricorsi con i quali un serie di Comuni e di Anci regionali contestano il decreto sull’Imu sui terreni agricoli per i Comuni montani. Per Coldiretti Abruzzo, in linea con le dichiarazioni del presidente nazionale Roberto Moncalvo, “E’ necessario chiarire al più presto la situazione relativa all’Imu agricola, a partire dalla data di scadenza che non è piu’ chiaramente sostenibile, è necessario mantenere l’impegno a rivedere anche per il 2014 le evidenti incongruenze nei criteri individuati per la delimitazione dei terreni agricoli in base all’altitudine in cui si trova la sede del comune, nel rispetto della fondamentale scelta di mantenere l’esenzione dell’imposta a favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali”.