L’Aquila.Dalle indagini a forze congiunte è emerso come, con un accuratissimo sistema, il gruppo di italo-tunisini indagati per aver finanziato attività terroristiche, riuscisse a riciclare denaro grazie ad aziende fittizie e utilizzarlo poi per finanziare l’organizzazione radicale islamica “Al-Nusra”. Operazioni che non si svolgevano solamente in Abruzzo ma che in alcuni casi hanno superato i confini nazionali con passaggi di denaro in Inghilterra, Germania e Belgio.
In data odierna è stata eseguita un’ ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 10 persone (8 di origine tunisina e 2 italiana) indagati per reati tributari e di autoriciclaggio, con finalità di terrorismo, tra gli indagati c’è anche l’Imam della moschea Dar Assalam di Martinsicuro. L’attività d’indagine è stata condotta dai carabinieri del R.O.S. e dai finanzieri del G.I.C.O. dell’ Aquila, che nel mese di marzo avevano già dato esecuzione a un decreto di perquisizione nei confronti di oltre 20 obiettivi, dislocati tra l’Abruzzo, il Piemonte, la Lombardia e le Marche.
Il successivo esame del materiale acquisito, che ha permesso di rinvenire copiosa documentazione contabile e materiale ideologico riconducibile ad attività connesse con il finanziamento al terrorismo, oltre a corroborare ulteriormente le ipotesi investigative, ha fatto emergere la sussistenza dei presupposti per l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal GIP di L’Aquila, Dott. Giuseppe Romano Gargarella.
Le ipotesi di reato, per le quali la Direzione Distrettuale aquilana sta indagando, riguardano una serie di illeciti di natura tributaria, posta in essere per raccogliere ingenti disponibilità di denaro, in parte potenzialmente
destinate al finanziamento del terrorismo. In particolare, tramite alcune società operanti nel settore della rifinitura
edilizia e nel commercio di tappeti, formalmente intestate a “prestanome” ma di fatto gestite da un unico soggetto, capo indiscusso del gruppo, sono stati creati numerosi artifizi contabili per distrarre ingenti somme di denaro dalle
società. Gli indagati, attraverso comportamenti ripetuti nel tempo, destinavano le illecite disponibilità finanziarie a varie finalità (acquisto immobili in Italia, creazione fondi neri e reinvestimento in attività d’impresa). L’ipotesi del
finanziamento al terrorismo emergeva nel momento in cui venivano individuate considerevoli quantità di denaro, frutto di attività di raccolta anche all’interno delle moschee, presumibilmente destinate al finanziamento di attività dell’organizzazione radicale islamica “Al-Nusra”.
Il denaro previ passaggi intermedi in Europa (Inghilterra, Germania e Belgio) giungeva successivamente in Turchia e Siria. Inoltre, nel corso di tutta l’attività d’indagine sono stati documentati continui trasferimenti di denaro da parte
degli indagati nei confronti di Imam dimoranti in Italia, uno dei quali già condannato in via definitiva per associazione con finalità di terrorismo internazionale. La realizzazione del sistema fraudolento è stata possibile anche grazie al rilevante contributo di una commercialista torinese che ha predisposto la contabilità per “mascherare” gli illeciti tributari, tra i quali l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (molte delle quali “autoprodotte”)
per oltre 2 milioni di euro. È in corso di esecuzione anche il provvedimento di sequestro patrimoniale nei confronti degli indagati, per un valore di oltre un milione di euro, tra cui anche due appartamenti situati sulla costa abruzzese, acquistati riciclando il denaro provento dei reati oggetto d’indagine.
Le attività di polizia giudiziaria eseguite oggi sono state svolte con il supporto dei Comandi Provinciali Carabinieri e della Guardia di Finanza di Teramo, Ascoli Piceno, Torino e Lodi e con l’attività di coordinamento assicurata dal
Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri e dal Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza.