Chieti. WWF Chieti-Pescara, rappresentato da Nicoletta Di Francesco, e Stop 5G Chieti, con Gemma Reggimenti e Anna Toppi, hanno partecipato ieri alla riunione congiunta della III e della VI Commissione consiliare chiamate ad esaminare il Nuovo regolamento comunale per l’installazione degli impianti di telecomunicazioni.
Le associazioni, che in apertura dei lavori hanno ringraziato presidenti e commissari per avere accolto la richiesta di audizione, hanno avuto così modo di far conoscere – depositando anche alcuni documenti – le perplessità del mondo scientifico sugli effetti dell’inquinamento elettromagnetico. «È – ha sottolineato Gemma Reggimenti – un problema sottovalutato: lo dimostrano chiaramente due studi indipendenti che hanno rilevato l’insorgenza di gravi patologie in ratti esposti a radiazioni da radiofrequenza come quelle del 2G e del 3G. Alla luce di questi studi l’Agenzia internazionale degli studi sul cancro, IARC, sta rivedendo la classificazione della pericolosità delle fonti elettromagnetiche. Il problema è che ricerca scientifica e tecnologica corrono più velocemente delle politiche di governo e questa situazione rischia di essere pagata dai cittadini».
«Il Piano Antenne con il connesso Regolamento – ha sottolineato invece Nicoletta Di Francesco – non è soltanto uno strumento “tecnico” che può limitarsi a esaminare asetticamente la collocazione degli impianti. Si tratta invece anche di uno strumento di fondamentale importanza per la tutela della salute e per questo la sua approvazione non può prescindere da un confronto con i portatori di interesse e con tutti i cittadini».
Alla luce di queste considerazioni le associazioni hanno chiesto il massimo coinvolgimento, del resto previsto anche dalla normativa statale e regionale, della cittadinanza con incontri pubblici diffusi nel territorio volti a spiegare, alla presenza di tecnici di fiducia dell’amministrazione, il Piano antenne e a recepire eventuali osservazioni.
Quello che deve prevalere è il principio di precauzione secondo il quale prima di applicare nuove tecnologie bisogna essere ragionevolmente sicuri che non arrechino danni alla salute. Questo vale in particolare per i 5G, sui quali moltissimi ricercatori, a livello mondiale, chiedono una moratoria finché non saranno effettuati studi attendibili e indipendenti sull’impatto sanitario e ambientale. In Italia è stato in verità elaborato un documento per iniziativa dell’Istituto Superiore di Sanità, ma si tratta di uno studio duramente contestato nei metodi e nelle conclusioni da ISDE – Medici per l’ambiente. Per questo le associazioni hanno chiesto al Comune di Chieti di non concedere l’utilizzo delle proprietà comunali, lampioni inclusi, per l’installazione di antenne a microcelle ( small cell con le suddivisioni in ordine decrescente di dimensioni e potenza in microcell, picocell e femtocell ) , e di vietare il 5G nel proprio territorio “fino a quando – come sottolinea ISDE – non sia adeguatamente pianificato un coinvolgimento degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario, messe in atto valutazioni del rischio e un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari degli esposti che dovrebbero essere informati dei rischi potenziali”.
Scendendo nel dettaglio del Regolamento è stato chiesto di prevedere che la valutazione dei programmi di potenziamento delle propria rete eventualmente presentati da gestori interessati sia soggetta oltre che a una generica verifica da parte dell’amministrazione comunale anche a una esplicita approvazione (o motivato diniego) da parte del Consiglio comunale o quantomeno da parte della Giunta, fermo restando l’obbligo di informare i cittadini. Si è parlato anche di alcuni casi specifici, ad esempio quello di via Ferri dove sono previste antenne benché proprio in quella strada è in fase di realizzazione la nuova sede del Liceo Scientifico Masci. È stato inoltre sottolineato che gli introiti relativi alla installazione di antenne su edifici, strutture e aree di proprietà comunale (fatto salvo il richiesto divieto per la tecnologia 5G e le microcelle) siano destinati in via assolutamente prioritaria a finanziare il controllo attraverso programmi di monitoraggio in continuo con risultati facilmente comprensibili anche a non esperti pubblicati rapidamente e con regolarità sul sito del Comune.
Principio di precauzione e principio di responsabilità, dunque, dando informazioni complete e chiare e mettendo al primo posto la salute e non un presunto progresso tecnologico a ogni costo. «Non credo – riportiamo alcune considerazioni del dottor Agostino Di Ciaula, presidente del Comitato scientifico ISDE – che un vero miglioramento della qualità di vita possa dipendere dalla velocità con la quale si scaricano contenuti dalla rete o dal collegare il proprio frigo a internet. I livelli che abbiamo raggiunto sono già oggi molto soddisfacenti e con ogni probabilità sottoutilizzati. Penso invece che un vero miglioramento della qualità di vita debba dipendere dal mantenimento, il più a lungo possibile, delle condizioni di buona salute».