L’Aquila. “Abruzzo sempre più nel caos, la Giunta lenta si spacca sull’indicazione di un manager della sanità, Zavattaro, che non aveva alcuna intenzione di essere indicato e che non trova le risposte che cercava (quali?)”, esordisce il capogruppo Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci.
“La situazione è tragica, oltre che imbarazzante – incalza Paolucci– Non è mai accaduto che la Regione Abruzzo si sia fermata a causa di una maggioranza bulimica solo rispetto a posti chiave ed incarichi di piccolo cabotaggio. Le riunioni, finora tutte infruttuose, sulle circa 75 poltrone da occupare, danno la precisa misura dell’attaccamento alle questioni di interesse generale di questa classe dirigente, che non governa, e fa approfondimenti solo sugli equilibri di potere e non sulle vertenze che interessano gli abruzzesi.
Si stanno occupando delle infrastrutture dalla rete ferroviaria a quella autostradale e portuale? Hanno un’idea sul tema e gli effetti delle autonomie? Che stanno facendo sulla sicurezza degli edifici scolastici e su quella degli invasi del sistema idrico regionale, con la fragilità di una parte delle nostre infrastrutture? C’è, insomma, qualcosa che li interessi più delle nomine? Una maggioranza che finora si è giustificata mettendo avanti il passato salvo poi rinominare praticamente tutti i direttori individuati dall’Amministrazione precedente, smentendo nei fatti sé stessa.
Inerzia, confusione e figuracce, l’ultima su Zavattaro e su un confronto in maggioranza tutt’altro che chiuso per via dei nuovi nomi tirati fuori dal cilindro nella riunione di ieri, dove è risuonato anche il nuovo stop della Lega alle ultime pretese azzurre che vorrebbero Morra allo Zooprofilattico e la disapprovazione dell’Udc, che torna a fare la spina nel fianco degli alleati per via dei giochi in corso.
Uno spettacolo triste, dove ognuno pensa alla sua posta, Asl, Ater, Sangritana, Abruzzo Sviluppo, Consorzi e che non ha un regista. Marsilio anche ieri non era presente, malgrado sulla politica nazionale sia sempre pronto a pronunciarsi e mobilitarsi, specie se si tratta di scendere in piazza con la Meloni ma contro il nuovo governo, sottovalutando forse il fatto che se davvero vuole occuparsi dell’Abruzzo dovrà invece a dialogarci”.