L’Aquila. Verrà presa oggi la decisione della Cassazione su l’ex militare Francesco Tuccia, originario di Montefredane (Avellino), condannato in appello a 8 anni per avere violentato una studentessa universitaria nel febbraio 2011, fuori da una discoteca di Pizzoli, in provincia dell’Aquila. Il pg, Pietro Gaeta, ha chiesto la conferma della condanna: “ineccepibile – ha detto – la motivazione della sentenza emessa”. “Confido nella giustizia che ha un valore sociale ed educativo” ha dichiarato la mamma della giovane. I fatti risalgono alla notte tra l’11 e il 12 febbraio del 2011 quando il giovane era di stanza a L’Aquila. Il suo arresto avvenne una decina di giorni dopo. L’episodio si consumo’ all’esterno di una discoteca di Pizzoli (L’Aquila) dove, come fu ricostruito in appello, la giovane fu stuprata “con inaudita violenza” e abbandonata dietro un cumulo di neve all’esterno del locale quando la temperatura era di 14 gradi sotto lo zero. A salvarla dal dissanguamento e dal freddo fu il tempestivo intervento degli addetti alla sicurezza della discoteca che allertarono il 118 e bloccarono il militare mentre tentava di andare via in auto in compagnia di amici. In primo grado, il 31 gennaio 2012, il pm David Mancini chiese la condanna a 14 anni di reclusione contestando al giovane anche il reato di tentato omicidio, ma il collegio non fu della stessa opinione e condanno’ il giovane, oggi 25enne, a 8 anni. Per il pg “e’ ineccepibile la motivazione della sentenza di condanna emessa in questo processo per una violenza sessuale nella quale la vittima e’ stata in condizioni di totale assoggettamento e ha subito pratiche sessuali del tutto anomale e gravi”. La studentessa riporto’ lesioni gravi e, dopo un immediato intervento chirurgico, rimase ricoverata in ospedale per circa un mese. Gli avvocati dell’ex militare hanno sempre evidenziato la consensualita’ della ragazza ad avere un rapporto sessuale. Ma la studentessa aveva bevuto parecchio tanto che in discoteca barcollava e si trovava in uno stato di incoscienza, come risulto’ dalle testimonianze raccolte. Viceversa l’imputato era sobrio e dopo la violenza pronto a fuggire. Secondo il pg la sentenza d’appello ha “correttamente” escluso in favore di Tuccia le attenuanti generiche e ha invece “riconosciuto l’aggravante della crudelta’”. In aula erano presenti diverse rappresentanti del Centro antiviolenza dell’Aquila, costituitosi parte civile, famigliari e amici della studentessa, oltre ad alcuni congiunti dell’imputato.