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Terrorismo: blitz contro i neofascisti. 9 arresti in Abruzzo, nel mirino obiettivi istituzionali

Redazione Centrale di Redazione Centrale
22 Dicembre 2014
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L’Aquila. Blitz antiterrorismo dei carabinieri del Ros. Quattordici arresti in varie regioni italiane e perquisizioni a carico di altri 31 indagati. E’ il risultato di un blitz dei carimage (2)abinieri del Ros, coordinati dalla procura dell’Aquila, contro un “gruppo clandestino che, richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico neofascista ‘Ordine Nuovo’, progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali, utilizzando i social network quale strumenti di propaganda eversiva”.  Nell’ordinanza di custodia cautelare si contestano i reati di associazione con finalita’ di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico ed associazione finalizzata all’incitamento, alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. I carabinieri hanno anche documentato “i ripetuti tentativi degli indagati di reperire armi, tramite una rapina gia’ pianificata o approvvigionamenti all’estero”. I particolari dell’operazione, denominata “Aquila nera”, saranno illustrati in una conferenza stampa in programma nella mattinata. In Abruzzo sono in corso 9 arresti di cui uno a Montesilvano a carico di un ex carabiniere in congedo per infermità image (1)mentale. Sarebbe lui il capo di questa organizzazione che aveva intenzione di colpire alcuni uomini politici tra cui Pierferdinando Casini e Gianni Chiodi che da mesi era stato messo sotto scorta.

Le indagini partono da ipotesi di reato in Abruzzo e poi nella loro evoluzione coinvolgono altre regioni tra cui Lombardia, Piemonte Lazio e Campania. A quanto si appreso le perquisizioni in corso da parte dei Ros sarebbe almeno 50. Alcuni degli indagati nell’inchiesta dei pm dell’Aquila contro un gruppo di neofascisti ipotizzavano “forti azioni nei confronti di esponenti dello Stato (ministri della Repubblica, rappresentanti delle Forze dell’Ordine o magistrati): “1-10-100-1000 Occorsio (pm ucciso nel ’76 ndr) e di Enti pubblici”. Lo si legge nelle carte dell’inchiesta.  I neofascisti arrestati nell’inchiesta dei pm dell’Aquila si proponevano il “compimento di atti di violenza (tramite attentati a Equitalia, magistrati e forze dell’ordine) al solo fine di destabilizzare l’ordine pubblico e la tranquillità dello Stato”. Lo si legge negli atti del procedimento. Il piano degli indagati nell’ambito dimageell’operazione del Ros che ha portato agli arresti disposti del gip dell’Aquila era “basato su un doppio binario”: “da un lato atti destabilizzanti da compiersi su tutto il territorio nazionale e dall’altro un’ opera di capillare intromissione nei posti di potere, tramite regolari elezioni popolari con la presentazione di un loro “nuovo” partito”.

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Delle 14 ordinanze di custodia cautelare emesse nell’ambito dell’operazione “Aquila Nera”, 11 sono in carcere e tre ai domiciliari, nei confronti di altrettanti indagati per “associazione e con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico e associazione finalizzata all’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. I provvedimenti emessi dal gip del tribunale dell’Aquila scaturiscono da un’attività investigativa avviata nel 2013 nei confronti di un’associazione clandestina denominata “Avanguardia ordinovista”, che “richiamando agli ideali del disciolto movimento politico neofascista Ordine Nuovo e ponendosi in continuità con eversione nera degli anni ’70 “progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali al fine di sovvertire l’ordine democratico dello Stato”. In particolare, le indagini sono partite attorno al gruppo guidato da Stefano Manni, 48 anni, originario di Ascoli Piceno ma residente a Montesilvano, il quale vanta un legame di parentela con Gianni Nardi, terrorista neofascista che negli anni ’70 insieme a Stefano Delle Chiaie, Giancarlo Esposti e Salvatore Vivirito, era uno dei maggiori esponenti di Ordine Nuovo. Oltre ad attentati a magistrati, secondo l’accusa il gruppo avrebbe elaborato un piano “volto a mirare la stabilità sociale attraverso il compimento di atti violenti” nei confronti di Prefetture, Questure e uffici di Equitalia e anche previsto, in un secondo momento di partecipare alle elezioni politiche con un proprio partito. Stando a quanto dichiarato in conferenza stampa dal generale Mario Parente, Comandante Nazionale dei Ros, e dal Procuratore della Repubblica dell’Aquila, Fausto Cardella, il gruppo avrebbe “utilizzato il web ed in particolare il social network Facebook come strumento di propaganda eversiva, incitamento all’odio razziale e proselitismo”. A tal riguardo Manni aveva realizzato un doppio livello di comunicazione: in uno con un profilo pubblico lanciava messaggi volti ad alimentare tensioni sociali e a suscitare sentimenti di odio razziale in particolare nei confronti di persone di colore in un altro, con un profilo privato limitato ad un circuito ristretto di sodali, discuteva le progettualità eversive del gruppo. Secondo quanto si è appreso sarebbero coinvolti anche due aquilani.  Manni aveva anche progettato la costituzione della “Scuola Politica Triskele”, legata alla creazione del “Centro Studi Progetto Olimpo”, per organizzare incontri politico-culturali in varie località italiane, nonché i cosiddetti “campi hobbit”, come accadeva a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. ‘Avanguardia ordinovista’ intratteneva contatti con altri gruppi di estrema destra con cui, secondo i militari del Ros, intendeva” unirsi nel processo di destabilizzazione e lotta politica” quali i “Nazionalisti Friulani”, il “Movimento Uomo Nuovo” e la “Confederatio “.

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