L’Aquila. Un viaggio (virtuale) strabiliante e, in alcuni casi, stupefacente, nei borsellini dei politici regionali, alla ricerca dei più ricchi, dei più poveri, di quelli che hanno preferito non pronunciarsi sui loro guadagni, rischiando una colossale multa, e di coloro che manifestano squilibri, a dir poco imbarazzanti, tra introiti e beni posseduti.
Spulciando tra le carte o, meglio, tra le tasche di assessori e consiglieri, per individuare il Paperon de’ Paperoni della politica casereccia, spunta il reddito di Giovanni Legnini, esponente eminente del PD, che si piazza sul podio, conquistando un’ambitissima posizione: quasi 385mila euro all’anno con il suo lavoro decennale da avvocato e con l’incarico da vice presidente del Csm.
Al secondo posto, il medico ed ex sindaco di Trasacco Mario Quaglieri, con ben 294mila euro abbondanti, proprietario di due automobili e con una modica percentuale di azioni. Medaglia di bronzo, Mauro Febbo, da sempre nella rosa dei più ricchi, con i suoi 189mila euro, con abitazioni, un negozio e l’85% di partecipazioni in società. Più francescano, Marco Marsilio, che ha dichiarato, sempre nell’anno 2017, di aver percepito poco più di 33mila euro e di essere proprietario di un immobile a Roma, con box auto, e di una Toyota.
Vincenzo D’Incecco ha guadagnato oltre 39mila euro e possiede due automobili, più un motociclo. L’assessore Emanuele Imprudente supera i 52mila euro e può fregiarsi di una Mercedes e di quattro case all’Aquila, oltre a diversi investimenti. Meno di 17mila euro per il possidente Daniele D’Amario che, però, può essere orgoglioso dei suoi 9 immobili e dei suoi 16 terreni, già presidente di una società e di un’associazione.
Silvio Paolucci, consigliere di centrosinistra, ha incassato circa 103mila euro e può vantare la proprietà di una casa a Campo di Giove e una comproprietà a Francavilla al Mare, più investimenti per un totale di 100mila euro. Più che onorevole anche il piazzamento economico di Lorenzo Sospiri, volto noto della politica locale: 103mila euro.
Gli introiti di Domenico Pettinari, alla guida di una Hyundai, in forza ai 5 Stelle, che hanno fatto della trasparenza e dell’onestà i loro stendardi, sfiorano gli 86mila euro. Nell’esercito dei più “poverelli” è schierato Guerino Testa, con i suoi abbondanti 40mila euro. Mentre Nicoletta Verì, assessore alla Sanità, ha dichiarato più di 74mila euro e risulta essere proprietaria di case e terreni a Pescara e nel Chietino.
Antonio Blasioli, già assessore e vice sindaco del Comune di Pescara, incassa circa 56mila euro, alla guida di una Renault. Il consigliere Marco Cipolletti ha guadagnato 34mila euro ed è proprietario di diversi immobili e terreni. Non può lamentarsi neanche il leghista Luca De Renzis, all’inizio proposto come candidato sindaco di Pescara, eletto consigliere in Regione, con oltre 93mila euro di redditi, case e partecipazioni in società.
Invece Angelo Simone Angelosante, medico, sindaco di Ovindoli e consigliere della Lega, proprietario di immobili ad Avezzano e Ovindoli, può essere soddisfatto degli oltre 70mila euro. L’assessore Nicola Campitelli ha uno dei portafogli più “vuoti”: 16mila euro, più una vettura Opel e 51 euro di buoni postali. Antonio Di Gianvittorio, con i suoi 13,593 euro e un’Audi, già consigliere del Comune di Notaresco, è tra i più “spartani”, mentre Emiliano Di Matteo, con una Mercedes, un immobile e un terreno, non arriva agli 11mila euro. Resta da svelare l’arcano di come siano possibili alcune stridenti discrepanze tra tasche e beni posseduti.
“Diplomatica” la consigliera Marianna Scoccia, che non ha fornito i dati di 730 e dichiarazioni reddituali, mentre per Sara Marcozzi, del MoVimento 5 Stelle, già candidata alla carica di presidente, non sono disponibili le cifre, così come per Sabrina Bocchino, Antonietta La Porta, Piero Fioretti e Guido Quintino Liris. Eppure, in base alla legge sulla trasparenza delle pubbliche amministrazioni, in caso di mancata esibizione, è prevista una multa salata, dai 500 ai 2500 euro.
Oggi più che mai, i cittadini avvertono un forte bisogno di conoscere la verità o, perlomeno, di avvicinarsi il più possibile ad essa: ma si tratta, a ben guardare, di una trasparenza “a metà”, invocata, tirata sempre in ballo, strattonata e vituperata nello stesso momento. Carta canta. E anche queste cifre (o non cifre, per alcuni), più che eloquenti.